Sempre più frequenti i casi in cui si intraprende la strada di una seconda occupazione. Ma esistono numerosi limiti e regole da seguire per poter svolgere più attività contemporaneamente. Vi illustriamo la normativa sul secondo lavoro (scopri le ultime notizie sul fisco e sulle tasse e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice- Normativa sul secondo lavoro: le casistiche
- Come fare un secondo lavoro in regola?
- Normativa sul secondo lavoro: la compatibilità dell’orario
- Normativa sul secondo lavoro: limitazione ore lavorabili settimanalmente
- Normativa sul secondo lavoro: lavoro dipendente e lavoro a progetto o co.co.co.
- Normativa sul secondo lavoro: prestazioni occasionali
- Normativa sul secondo lavoro: lavoro Autonomo e Lavoro dipendente
- Normativa sul secondo lavoro: socio Amministratore e non di società
- Normativa sul secondo lavoro: ecco come funziona la ritenuta d’acconto
- Normativa sul secondo lavoro: cosa succede se si supera il limite di 5.000 euro annui?
- Fonti e materiale di approfondimento
- Ricevi tutte le news sempre aggiornate su bonus e lavoro
Normativa sul secondo lavoro: le casistiche
La possibilità di avere due lavori contemporaneamente deve essere coniugata con la normativa sul lavoro per evitare sanzioni che potrebbero interessare tanto il datore di lavoro quanto il lavoratore.
Dobbiamo però fare un distinguo rispetto alle modalità di conduzione dei due lavori in quanto le combinazioni possono essere diverse a seconda delle configurazioni che si danno al rapporto di lavoro.
Vi potranno essere diverse configurazioni di lavoro subordinato e anche altre configurazioni di lavoro autonomo che in questa guida possiamo analizzare e che nel seguito riporto in sintesi:
- Lavoro a tempo indeterminato + lavoro a tempo determinato
- Lavoro a tempo indeterminato + lavoro a tempo indeterminato
- Lavoro a tempo in/determinato + lavoro autonomo con partita Iva
- Lavoro a tempo in/determinato + socio di società (Amministratore)
- Lavoro a tempo in/determinato + socio di società (Non Amministratore)
- Lavoro a tempo in/determinato + prestazioni occasionali
Diversi fattori ci portano ad avere due lavori:
- Tempo di impiego parziale con possibilità di sfruttare tutta la giornata lavorativa
- Consolidamento delle esperienze in un settore in cui il nostro attuale datore di lavoro non riesce a farci crescere adeguatamente
- Desiderio di mettersi in proprio ed aprire una partita Iva e budini un’attività proprio o anche una società sia nel caso si tratti due due contratti
- Desiderio di guadagnare di più facendo lavori diversi tra loro nel tentativo di massimizzare le entrate
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Come fare un secondo lavoro in regola?
A fronte di un contratto di lavoro subordinato full-time o part-time, il lavoratore può stipulare un secondo contratto:
- di collaborazione, che non prevede nessun limite di orario;
- di prestazione occasionale, purché non nell’ambito della stessa azienda.
- come autonomo, sia a livello professionale che occasionale.
Normativa sul secondo lavoro: la compatibilità dell’orario
Questa è una prima limitazione tecnica che interessa le casistiche di lavori subordinato o lavoro autonomo. La normativa infatti prevede delle fasce di orario lavorative e dei tetti quantitativi di ore lavorabili a settimana ma non per le attività di lavoro autonomo.
Potremmo avere qui il problema di compatibilità tra due lavori, come per esempio due contratti a tempo indeterminato, o uno determinato e l’altro indeterminato (così come nel caso di altre tipologie di lavoro come apprendistato che ultimamente va molto per vie delle agevolazioni fiscali connesse).
Normativa sul secondo lavoro: limitazione ore lavorabili settimanalmente
Il lavoro a tempo determinato full time prevede un massimo di 48 ore settimanali che non può essere superato se non nel caso di esporre il datore di lavoro a sanzioni.
La normativa infatti impone tale limiti per via della normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro che, in caso di superamento, potrebbero esporre il lavoratore stesso e gli altri a rischi non solo in termini di salute ma in taluni casi di incolumità di altri lavoratori o clienti.
È possibile andare oltre il tetto di 48 ore settimanale e portarsi fino a 52, ma la settimana dopo è necessario compensare con minori ore. Si tratta dei famosi riposi compensativi per cui se, supponiamo lavoriamo il sabato avremmo diritto ad un giorno compensativo la settimana successiva che tuttavia non mi sembra si rispetti tanto spesso.
Insieme ai limiti orari settimanali vi son anche i riposi minimi e quelli compensativi che sono pari ad 11 ore consecutive ogni 24 ore mentre nel finesettimana vi dovranno essere almeno 24 ore consecutive ogni 7 giorni. Per questa motivazione se qualcuno va a lavorare di sabato in teoria il lunedì dovrebbe restare a casa.
Nell’arco della settimana il riposo minimo settimanale è di 35 ore anche se questo limite difficilmente non si raggiunge.
In conclusione nel caso di due lavori a tempo determinato e indeterminato la limitazione in termini di orari andrà soddisfatta necessariamente.
Potrebbe esserci il problema che il lavoratore, spinto dal desiderio di lavorare in più per qualsiasi ragione, non comunichi al secondo datore di lavoro che già sta svolgendo altro lavoro. Il problema non si pone in quanto l’INPS incrocerà facilmente i dati per cui a meno che non stiate lavorando in nero, il problema presto varrà alla luce.
Normativa sul secondo lavoro: lavoro dipendente e lavoro a progetto o co.co.co.
La logica dovrebbe sempre essere la stessa: andare a vedere eventuali imitazioni derivanti e contenute nell a normativa specifica di quel contratto e veder esempio siete in concorrenza.
La limitazione di orario non crea problemi nel caso di contratti co.co.co. o a collaborazione coordinata e continuativa che non ha vincoli di orario e proprio per questo è detto parasubordinato.
In questo caso, la collaborazione è ricondotta al lavoro dipendente. Pertanto, non essendo previsto, nel contratto di collaborazione, alcun vincolo di orario lavorativo, nulla vieta che un lavoratore dipendente a tempo pieno abbia contemporaneamente in corso un contratto co.co.co.
Normativa sul secondo lavoro: prestazioni occasionali
Anche in questo caso sarà possibile prestare contemporaneamente attività di lavoro dipendente e prestazioni occasionali. Non sarà possibile naturalmente prestare le due tipologie di lavoro per la stessa azienda in quanto prevale il principio di onnicomprensività dei redditi di lavoro dipendente per cui ogni somme percepita dal datore di lavoro viene attratta a tassazione secondo il reddito di lavoro dipendente.
Lo stesso vale nel caso di apertura della partita Iva anche questo è stato oggetto di un articolo di approfondimento dedicato proprio alla compatibilità tra lavoro dipendente e Partita Iva.
Il lavoratore autonomo titolare di una partita Iva non ha alcun vincolo di orario per cui volendo potrebbe aprire anche più codici attività ATECO e prestare contemporaneamente lavoro dipendente come anche essere socio di una società, indipendentemente dalla natura della società. L’unico problema in quel caso potrebbe essere al più gli studi di settore ma il problema è secondario e non oggetto di analisi di questo articolo.
Resta comunque il problema di verifica della compatibilità nel caso presti attività di lavoro contratto di lavoro subordinato o prasubordinato presso altra azienda.

Normativa sul secondo lavoro: lavoro Autonomo e Lavoro dipendente
Normativa sul secondo lavoro. Questa casistica ha formato oggetto di un articolo specifico di approfondimento dedicato proprio alla incompatibilità tra libera professione e lavoro dipendente.
Nell’articolo troverete anche le distinzioni che ci posso essere tra semplici titolari di Partita Iva che esercitano attività di lavoro autonomo e liberi professionisti che sono iscritti agli albi di categoria. Talvolta infatti è l’ordine a definire le cause di incompatibilità al pari di quello che potrebbe fare un datore di lavoro con una policy ad hoc.
Normativa sul secondo lavoro: socio Amministratore e non di società
Normativa sul secondo lavoro. Nel caso siate un lavoratore dipendente e contemporaneamente socio, amministratore e non di società dovreste verificare come l’amministratore decide di essere inquadrato all’intero della società. Sarebbe ragionevole ipotizzare che nel caso siate socio non amministratori sia previste un semplice gettone di presenza che non prefigura un rapporto di lavoro subordinato.
Questo consentirebbe di non dover verificare il limite temporale, il riposo settimanale etc. Queste verifiche invece andrebbero effettuate laddove accanto al lavoro dipendente l’amministratore fosse inquadrato contemporaneamente con un altro contratto di lavoro dipendente.
Normativa sul secondo lavoro: ecco come funziona la ritenuta d’acconto
Normativa sul secondo lavoro. Per chi ha già una Partita IVA aperta, regolamentare un secondo lavoro è anche piuttosto semplice, ma come fare se si è lavoratori dipendenti o lavoratori autonomi?
In questo caso è possibile svolgere un secondo lavoro in regola senza necessariamente aprire la Partita IVA, tramite lo strumento della ritenuta d’acconto. In questi casi il compenso derivante da una prestazione di tipo occasionale deve essere sottoposto a ritenuta d’acconto del 20%.
Affinché ciò sia possibile, è necessario rispettare un requisito fondamentale: il lavoro oggetto della prestazione deve essere di tipo occasionale, e senza alcun vincolo di subordinazione, che si tratti di servizi per la casa o di qualsiasi altro settore. Le normative pongono, inoltre, dei limiti ben definiti per questo tipo di attività, tra cui:
- il tetto massimo di 5.000 euro annui, che scendono a 2.500 per un singolo committente;
- la durata massima delle prestazioni occasionali che non deve superare i 30 giorni all’anno.
Tenendo conto di questi importanti vincoli, sia un lavoratore dipendente che un lavoratore autonomo potranno lavorare come professionisti della casa senza la necessità di aprire la Partita IVA.
Tuttavia, chi è già un lavoratore dipendente e magari vuole crearsi una seconda entrata con la tinteggiatura di interni, deve tener conto che i compensi ricevuti come lavoratore saltuario si andranno a sommare a quelli percepiti come dipendente. Ciò potrebbe determinare l’aumento delle tasse da pagare a causa della maggiorazione della percentuale di tassazione derivante dall’aumento del reddito.
Inoltre, per i lavoratori nel settore pubblico la situazione è più complessa, perché possono svolgere una seconda attività in parallelo soltanto se inquadrati con contratto part-time.
Normativa sul secondo lavoro: cosa succede se si supera il limite di 5.000 euro annui?
Normativa sul secondo lavoro. Per i dipendenti e i lavoratori autonomi che superano il limite dei 5.000 euro di compensi annui, diventa obbligatoria l’iscrizione alla Gestione separata INPS e il versamento dei contributi previdenziali, che in parte saranno a carico del lavoratore in parte a carico del cliente. In particolare, l’obbligo contributivo ricade per un terzo sul lavoratore e per i restanti due terzi sul committente.
Questa regola vale esclusivamente per i redditi che oltrepassano la soglia di esenzione: ad esempio, se un lavoratore dipendente ha percepito 7.000 euro, l’obbligo contributivo si applica soltanto ai restanti 2.000 euro che superano la soglia massima. Se il superamento dei 5.000 euro rischia di diventare una costante, a quel punto risulta molto più conveniente l’apertura della Partita Iva.
Fonti e materiale di approfondimento
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