Smart working a rischio per i fragili e per i genitori con figli che hanno meno di 14 anni: non c’è accordo tra i partiti. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
- Smart working a rischio per i fragili: vuoto legislativo
- Smart working a rischio per i fragili: discriminazioni in vista
- Smart working a rischio per i fragili: problema di risorse
- Smart working a rischio per i fragili: assenze e indennità
- Smart working a rischio per i fragili: corsa contro il tempo
- Smart working a rischio per i fragili: e il primo settembre?
- Smart working a rischio per i fragili: settore pubblico
- Smart working a rischio per i fragili: privati e protocollo
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La misura che avrebbe dovuto estendere la possibilità di smart working per i lavoratori con fragilità doveva essere inserita nel nuovo decreto Aiuti. Era una delle tante certezze, poi deluse, che circolavano intorno a questo provvedimento (come la riproposizione del bonus 200 euro). Mancano solo poche ore alla pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale, molto difficile che si riesca a modificarlo in tempo.
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Più probabile che il promotore della norma sullo smart working per i fragili, il ministro Orlando, punti a un intervento in sede di conversione in legge del decreto. Non prima quindi dell’inizio di settembre, a poche settimane dalle elezioni politiche.
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Smart working a rischio per i fragili: vuoto legislativo
La mancata introduzione della norma che regola e tutela lo smart working per i fragili e i genitori di minori di 14 anni crea ora un vuoto legislativo. Lascia nel limbo tutte quelle persone, e non sono poche, che avevano diritto al lavoro agile e che ora restano senza alcuna certezza.
Eppure il provvedimento sembrava cosa fatta: in Parlamento si era registrata una compattezza quasi unanime.
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Smart working a rischio per i fragili: discriminazioni in vista
Intanto il 31 agosto si raggiunge il termine con il quale si poteva accedere allo smart working con una procedura semplificata. Dal primo settembre infatti il lavoro a distanza sarà possibile solo dopo un accordo individuale tra il datore di lavoro e il dipendente. Ovvero: non c’è nessuna regola o norma che può imporlo. Una piccola giungla. Un dipendente potrebbe ottenerlo e un altro no.
Smart working a rischio per i fragili: problema di risorse
Ma per quale motivo è stata per ora esclusa la norma che prevede la possibilità di smart working per i lavoratori con fragilità?
La ragione è sempre la stessa: non è mancata la volontà politica, ma le risorse. La misura è risultata molto onerosa. Qualche mese fa i conti li ha stilati la Ragioneria dello Stato e ha concluso che l’introduzione del lavoro agile per i dipendenti con fragilità ha dei costi significativi.
Vi chiederete, ma se una persona lavora da casa invece che in ufficio, quali sono i costi da sostenere per lo Stato?
Smart working a rischio per i fragili: assenze e indennità
La questione è piuttosto semplice: insieme alla possibilità di lavoro agile (che viene concesso ai fragili solo dopo l’accertamento di eventuali patologie e ai genitori di under 14 se lavorano entrambi), è stata prevista anche l‘equiparazione in caso di assenza al ricovero ospedaliero laddove non è possibile attivare il lavoro agile. Viene dunque prevista una indennità di malattia che è tutta a carico dell’Inps e non del datore di lavoro.
Smart working a rischio per i fragili: corsa contro il tempo
Da qui si innesca la necessità di reperire ulteriori risorse e potrebbe essere possibile, come accennato, solo durante il dibattito parlamentare per la conversione in legge del decreto.
I tempi, se non ci sono sorprese, non dovrebbero essere lunghi. I partiti hanno promesso che il passaggio nelle Camere del nuovo decreto Aiuti sarà rapido, non saranno cioè presentati degli emendamenti.
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Se una delle semplificazioni per l’accesso al lavoro agile é già scaduta resta comunque la possibilità per i datori di lavoro di consentirlo ai lavoratori, in particolare se la decisione non comporta costi particolari. Ma come accennato solo fino al 31 agosto, quando termina quella procedura semplificata che è stata introdotta nel 2020 per fronteggiare le conseguenze della pandemia da Covid.
Smart working a rischio per i fragili: e il primo settembre?
Dal primo settembre – se non arriva una norma che regole e tutela per i fragili questa possibilità – si ritorna all’antico. Ovvero agli accordi personali e laddove è possibile aziendali. Ma senza una legge di riferimento.
È anche vero che il decreto semplificazioni ha velocizzato le procedure con le quali le aziende devono comunicare le intese che sono state raggiunte dai dipendenti. Ma si esauriscono quelle agevolazioni che avevano reso l’adozione del lavoro agile una prassi estremamente rapida. Agevolazioni che non sono figlie di una norma ma di una fase legata all’emergenza pandemia, che ora è stata eliminata.
Smart working a rischio per i fragili: settore pubblico
La questione si pone in particolare per i dipendenti del settore privato. Infatti lo smart working è stato già introdotto nei nuovi contratti dei dipendenti pubblici. In quel caso, all’interno di una serie di norme e tutele, l’ultima parola spetta comunque ai dirigenti dei rispettivi uffici.
Le linee guida per il settore pubblico invitano a prediligere il lavoro in presenza.

Smart working a rischio per i fragili: privati e protocollo
A restare del tutto scoperti rischiano di essere i lavoratori del settore privato. Eppure già a dicembre, otto mesi fa, il governo e i sindacati avevano trovato una intesa. Era stato stilato un protocollo che definiva i criteri per la contrattazione.
Tra le altre cose era stato stabilito:
- l’adesione volontaria degli interessati al lavoro agile (non poteva essere imposto);
- adesione che doveva essere formalizzata con un accordo scritto;
- l’intesa doveva sempre avere una durata prestabilita;
- doveva essere prevista una alternanza tra lavoro agile e lavoro in presenza;
- erano stati definiti in modo preciso gli strumenti di lavoro, i tempi di riposo e l’eventuale attività formativa;
- prevista anche una fascia oraria di disconnessione.
Nel protocollo, che è rimasto per ora nel cassetto, governo e parti sociali avevano inoltre deciso:
- la strumentazione tecnologica è a carico dell’impresa (a meno che non ciano accordi diversi tra le parti);
- il luogo di lavoro esterno deve rispondere a requisiti minimi di sicurezza;
- il luogo di lavoro non deve essere obbligatoriamente il domicilio del dipendente.
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