Smart working ultimo DPCM. In vigore le norme precedenti con qualche modifica. Cosa prevede l’ultimo decreto e cosa cambia per datori di lavori e dipendenti.
Indice:Smart working ultimo DPCM
Il 14 gennaio 2021 il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il nuovo decreto con regole e restrizioni da seguire per far fronte all’aumento del contagio da Coronavirus.
In vigore dal 16 gennaio al 5 marzo, il DPCM conferma le regole adottate in precedenza anche in materia di lavoro.
Come riportato sul sito ufficiale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il ricordo alla smart working è fortemente consigliato, sia in ambito pubblico che privato. Dipendenti della pubblica amministrazione, liberi professionisti e impiegati e dirigenti nel privato sono invitati a lavorare da casa il più possibile per minimizzare i contatti e quindi la possibilità del contagio. Non solo. Ove possibile sono incentivati congedi retribuiti e ferie da parte dei datori di lavoro (insieme agli altri strumenti previsti dalla contrattazione collettiva).
Regole e indicazioni non sempre semplici da adottare, specie per le attività che per natura non possono essere condotte in remoto. In quei casi, l’aziende è tenuta a dotarsi di un protocollo di sicurezza Covid-19, con tanto di uso obbligatorio della mascherina.
Le raccomandazioni del Governo sulla sanificazione e l’organizzazione degli spazi restano in vigore.
Smart working ultimo Dpcm: le Faq del Governo
Nel sito ufficiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri è possibile trovare una mappa aggiornata della situazione di tutte le regioni italiane. Oltre che delle rispettive regole, in base al colore giallo, arancione o rosso, che indica la “gravità” della situazione epidemiologica.
Per quanto riguarda il lavoro agile, nelle FAQ del Governo sono chiariti alcuni punti di incertezza sulle modalità e gli obblighi.
Per quanto riguarda la strumentazione necessaria a svolgere il lavoro agile, il datore di lavoro, sia esso pubblico o privato, non è tenuto a fornirla.
In parole povere, il datore di lavoro non è tenuto a fornire un supporto informatico a tutti i dipendenti che lavorano da casa. Al contrario, è consentito lavorare dal proprio computer, anche se, in ogni circostanza, spetta al datore di lavoro (vale anche per la PA) agevolare il più possibile la condizioni del lavoratore per svolgere la sua mansione.
Per esempio, è possibile che il datore di lavoro offra corsi di formazione per i dipendenti per riadattare le attività svolte in presenza in remoto.
Per quanto riguarda gli uffici pubblici invece, resta consentito offrire supporto ai cittadini in presenza, su appuntamento anche se la modalità telematica è sempre da preferire, se possibile.
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