Soldi in banca: hai perso il 10% in 2 anni

Soldi in banca: hai perso il 10% in 2 anni e la situazione potrebbe anche peggiorare, la situazione e come rimediare. Quanto ha inciso l'inflazione sui tuoi risparmi, quali sono i sistemi per difendere i tuoi soldi e per investire in modo sicuro.

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6' di lettura

Soldi in banca: hai perso il 10% in 2 anni, una riduzione secca del potere d’acquisto, tutta colpa dell’inflazione che nell’ultimo anno (dati Istat di giugno 2022) è arrivata al 7,8%. (scopri le ultime notizie su mutui e prestiti. Leggi su Telegram tutte le news sulla finanza personale. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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In termini assoluti questo è il calcolo: dei 1.630,30 miliardi depositati in banca sono andati in fumo in due anni 160,30 miliardi. Non ci sono più, evaporati.

Eppure, questo è il paradosso, i soldi lasciati in banca sui conti correnti in questi due anni non sono diminuiti, anzi. La liquidità è cresciuta del 12%. Siamo arrivati a 1.840,7 miliardi di euro.

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Con una inflazione di questo tipo la perdita del potere d’acquisto è di circa il 3,58% l’anno. E anche se l’inflazione dovesse diminuire (ma non tornerà ai livelli medi europei, che è del 2%) grazie all’aumento dei tassi di interesse, si continueranno a perdere soldi. E non pochi.

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Soldi in banca: depositi in aumento, ma siamo più poveri

Se si guardano i dati in maniera superficiale, si può pensare che la ricchezza degli italiani sia aumentata in questi due anni. Sono depositati in banca 205 miliardi in più. Ma non è esattamente così. L’aumento dei prezzi ha infatti comportato, come accennato, la perdita secca di 160,20 miliardi. In pratica siamo tutti più poveri. La notizia ancora più brutta è che lo saremo ancora di più.

Un esempio:

  • 10mila euro tra 10 anni avranno un valore di 7.035 euro, il 20% in meno;
  • 50mila euro tra 10 anni avranno un valore di 35.173 euro.

A queste perdite bisogna aggiungere le spese sostenute per la gestione del conto corrente.

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Soldi in banca: quanto si perde

Vediamo a quanto ammontano, calcolando la media degli ultimi 10 anni (i costi si riducono per i conti online). Ebbene:

  • i 10mila euro diventano 6.195 euro (-38%);
  • i 50mila euro diventano 34.333 euro (-31%).

Senza dimenticare il mancato guadagno per non aver deciso di investire i risparmi.

Anche qui basta un dato:

negli ultimi 20 anni azioni e obbligazioni hanno avuto un rendimento reale (quindi al netto dell’inflazione) del 6,3% e del 4,40%.

Soldi in banca: conto deposito

E quindi, cosa bisogna fare per non continuare a perdere? Di certo è necessario trovare una alternativa al conto corrente. Con la consapevolezza che non sarà comunque facile coprire le perdite causate da una inflazione che sfiora l’8%. Si può comunque limitare la perdita del potere d’acquisto. E non è poco.

Una delle soluzioni più semplici è quella del conto deposito. Ha rendimenti che oscillano tra lo 0,74% all’1,48% metto (su 36 mesi può arrivare al 2,22%).

In questo caso si tratta di un investimento sicuro ma, come avete potuto notare, non molto redditizio.

Soldi in banca: mercato azionario

Aumentando, di poco, il rischio si può immaginare un investimento sul mercato azionario. Valutando i trend che sono più promettenti (anche nel medio e lungo termine). Come la cybersecurity o le tecnologie avanzate. Potrebbe dare risultati interessanti anche il decennale italiano.

Soldi in banca: obbligazioni inflation linked

Gli esperti consigliano di investire in obbligazioni inflation linked, che guadagnano appunto sull’inflazione e assicurano una buona tenuta sul potere d’acquisto dei risparmi.

Ma su questo tipo di investimento bisogna sapere bene quali sono i criteri.

L’inflation linked determina un premio rispetto alle obbligazioni tradizionali proprio sulla base dell’inflazione prevista dagli investitori.

E quindi: quando l’inflazione realizzata è superiore a quella ipotizzata dai bond inflation linked si guadagna rispetto ai bond tradizionali.

Un aumento dei tassi di interesse reale avrà invece un effetto negativo e rendere questi strumenti poco adatti alla difesa del risparmio.

In alternativa ci sono strumenti come gli Eft, che sono più efficienti dal punto di vista dei costi e delle diversificazione dell’investimento.

Soldi in banca: piano di accumulo capitale

Ovviamente più sale il rischio e più i rendimenti reali positivi aumentano, sempre al netto dell’inflazione. Ma in questo caso bisogna escludere la logica del breve periodo.

Può essere interessante il Piano di accumulo capitale (Pac). Che è molto semplice e adatto a investitori alle prime armi. Non servono neppure grandi capitali iniziali. Può essere molto vantaggioso, ma si devono valutare con attenzione le commissioni (che in alcuni casi sono in entrata e in uscita).

Qualche esempio: un piano di accumulo a distanza di 5 anni (dal 2017 al 2022) ha fornito un 20,17% al netto delle commissioni. Considerando l’aumento del costo della vita, quell’investimento ha generato un 4,03% medio annuo.

Se quei soldi fossero rimasti sul conto corrente la perdita del potere d’acquisto sarebbe stata del 2,30%, senza contare i costi bancari.

Una differenza notevole.

Per costruirsi un Pac che guardi anche al lungo periodo le scelte possono essere di tre tipi:

  • puntare su settori che a inizio anno hanno subito pressioni al ribasso (ora hanno valutazioni interessanti);
  • puntare sui trend di lunghissimo periodo,come fintech, biotech ed energie rinnovabili;
  • e suddividere gli investimenti per evitare problemi di volatilità.

Soldi in banca: la soluzione migliore (e più sicura)

Storicamente le azioni nel medio lungo periodo hanno sempre battuto l’inflazione. Ma non è un tipo di investimento a rischio zero.

Per chi non vuole correre rischi lo strumento migliore, o meglio l’unico valido è il conto deposito, ma solo a condizione di vincolare i propri risparmi (per un determinato periodo di tempo non possono essere utilizzati). Ovviamente più dura il vincono più i tassi aumentano.

Si tratta comunque di tassi che non sono sufficienti a coprire l’inflazione, ma consentono di limitare la perdita di potere d’acquisto.

Il conto deposito può anche essere utilizzato per costruirsi una strategia complessiva:

  • una parte dei risparmi in conto deposito (al sicuro e piuttosto protetti dall’inflazione);
  • una scommessa ad alto rischio.

In pratica si vincolano i risparmi in un conto deposito che paga gli interessi anticipati poi investiti in asset con rendimenti molto alti.

Se l’investimento va bene si possono avere ottimi guadagni, se non dovesse andare come previsto la somma iniziale resterebbe intatta, e si perderebbe solo il potere d’acquisto dovuto all’inflazione. Come già accade per il conto corrente.

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