Sono in pensione, posso lavorare a chiamata? Come funziona

Lavorare a chiamata quando si è in pensione: è possibile? Ecco cosa dice la legge, requisiti e tutto quello che c'è da sapere.

5' di lettura

Lavorare a chiamata quando si è in pensione: come funziona? Ne parliamo in questo approfondimento (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Indice

Lavorare a chiamata quando si è in pensione: è possibile?

Lavorare dopo la pensione è quasi sempre possibile, salvo eccezioni come Quota 103, Quota 102, Quota 100 e Quota 41 per lavoratori precoci (fino alla maturazione dei requisiti contributivi per la pensione anticipata ordinaria), che permettono di cumulare il reddito da pensione soltanto con il reddito da lavoro occasionale, con limite reddituale a 5.000 euro lordi annui.

Ma è possibile lavorare a chiamata quando si è in pensione? La pensione di vecchiaia non vieta di riprendere a lavorare, tantomeno impone limiti di guadagno.

Lavorare a chiamata quando si è in pensione, dunque, è consentito dalla legge ed è possibile avere anche più di un rapporto lavorativo a chiamata, contemporaneamente, senza che si corra il rischio di vedersi sospendere o ridurre l’assegno di pensione.

Inoltre il lavoro a chiamata prevede il versamento di contributi obbligatori. Significa che il pensionato lavoratore potrà richiedere un supplemento di pensione, l’integrazione alla pensione già percepita, calcolata sui contributi da lavoro che sono stati versati dopo la decorrenza dalla pensione.

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Questi contributi, anche nel caso del lavoro a chiamata, danno luogo a un supplemento di pensione, che va a sommarsi all’assegno già maturato.

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Lavorare a chiamata quando si è in pensione: cos’è il contratto a chiamata?

Dopo aver visto che lavorare a chiamata quando si è in pensione è possibile, vediamo insieme cos’è il contratto di lavoro a chiamata? Questa tipologia di contratto, nota anche come “job on call” o “lavoro intermittente”, è stato introdotto nel 2003 dalla legge Biagi (numero 276/03) con l’obiettivo di regolarizzare le prestazioni lavorative discontinue spesso non dichiarate e non regolari (in nero).

Con il contratto di lavoro a chiamata, il lavoratore o il pensionato si mette a disposizione del datore di lavoro e viene impiegato in caso di necessità.

Dunque, parliamo di un contratto di lavoro subordinato, a tempo indeterminato o determinato, che può essere stipulato con obbligo di risposta alla chiamata (prevede il riconoscimento di un’indennità di disponibilità) o senza obbligo di risposta alla chiamata (in questo caso non è prevista alcune indennità).

Per i contratti di lavoro a chiamata a tempo determinato non si applicala disciplina dei contratti a termine, come da decreto legislativo numero 368 del 2001.

Il lavoratore può stipulare più contratti di lavoro a chiamata con più datori di lavoro, ma può tranquillamente sottoscrivere un contratto di lavoro a chiamata mentre è sotto contratto con altre aziende o altri datori di lavoro.

Attenzione, però: il contratto di lavoro a chiamata non può essere stipulato dai lavoratori con:

  • contratti part-time;
  • apprendistato e contratti di inserimento;
  • lavoro a domicilio.
Lavorare a chiamata quando si è in pensione
Lavorare a chiamata quando si è in pensione: in foto due anziani davanti a un computer.

Lavorare a chiamata quando si è in pensione: stipula e divieti

Si possono sottoscrivere contratti di lavoro a chiamata in qualsiasi momento, nei week-end (dalle 13 del venerdì alle 6 del lunedì), durante le vacanze natalizie (1° dicembre-10 gennaio), durante le vacanze pasquali (dalla domenica delle palme al martedì dopo Pasqua), durante le ferie estive (dal 1° giugno al 30 settembre).

Inoltre, il lavoro a chiamata è sempre consentito, a prescindere dalla disciplina contrattuale, per le prestazioni rese da lavoratori con meno di 25 anni di età, dai lavoratori con più di 45 anni di età e per i pensionati, oggetto del nostro approfondimento.

Il lavoro a chiamata è, invece, vietato:

  • per sostituire lavoratori in sciopero;
  • presso unità produttive dove si è proceduto a licenziamenti collettivi, nei 6 mesi precedenti alla chiamata, di lavoratori adibiti alle stesse mansioni cui si riferisce il contratto di lavoro a chiamata;
  • presso unità produttive dove è attiva la sospensione dei rapporti o una riduzione di orario che interessino lavoratori adibiti alle stesse mansioni cui si riferisce il contratto di lavoro a chiamata;
  • da parte di imprese che non abbiano effettuato la valutazione dei rischi.

Lavorare a chiamata quando si è in pensione: compensi

Ma come funziona con il compenso? Per legge il lavoratore a chiamata deve percepire un compenso uguale a quello percepito da un lavoratore di pari livello e a parità di mansioni svolte.

In pratica non è consentito offrire uno stipendio più basso a un lavoratore a chiamata, rispetto a quanto prenderebbe un lavoratore a tempo pieno.

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