Sosta a pagamento. Parcheggiare nell’area delimitata dalle strisce blu prevede l’accredito di somme di denaro che finiranno nelle casse dei Comuni, attraverso il pagamento di un ticket (Entra nella community di TheWam e ricevi tutte le news su Whatsapp, Telegram, Facebook, Instagram e YouTube).
Ma cosa accade se si lascia scadere il “grattino” prima di recuperare l’autovettura in sosta? L’automobilista deve essere multato oppure no?
Vediamo insieme cosa dice la normativa. Se sei interessato all’argomento e vuoi saperne di più, continua a leggere l’articolo.
Sosta a pagamento: perché esistono le strisce blu?
I Comuni possono creare zone di parcheggio a pagamento in determinate aree delle città, come sostiene l’articolo 7, comma 8 del Codice della Strada.
La sosta a pagamento, o strisce blu, è ammessa nei pressi di parcheggi non a pagamento. Il vincolo non contempla le aree dove sono previste condizioni particolari di traffico, come le zone a traffico limitato (ZTL), le aree pedonali e quelle di rilevanza urbanistica.
L’adozione delle strisce blu servirebbe ad aumentare la disponibilità di parcheggi, poiché la rotazione delle autovetture in sosta a pagamento riduce la sosta passiva. Almeno, dovrebbe.
Inoltre consentirebbe ai Comuni di contrastare la piaga dei parcheggiatori abusivi e di diminuire sensibilmente il traffico veicolare, evitando il fastidioso fenomeno dei parcheggi in doppia o tripla fila.
Le tariffe e le condizioni della sosta a pagamento sono decise e imposte dai Comuni, secondo l’articolo 7, comma 1, lettera F del Codice della Strada.
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Sosta a pagamento: ticket scaduto, rischio la multa?
Dopo aver spiegato il perché dell’adozione delle strisce blu, entriamo nello specifico e vediamo insieme cosa accade quando il ticket scade prima del recupero dell’autovettura in sosta.
Nel 2015, una nota del Ministero dei Trasporti spiegava che, in caso di grattino scaduto, l’automobilista non incappava in sanzioni, ma doveva semplicemente integrare il pagamento in proporzione alla durata effettiva della sosta.
La regola è stata successivamente annullata dalla Corte di Cassazione, che ha introdotto una sanzione a carico dell’automobilista qualora venisse accertata la sosta oltre il tempo consentito.

A dare manforte alla Corte Costituzionale è arrivata la Corte dei Conti, la quale afferma che, in caso di mancata contestazione della sanzione pecuniaria da parte di un vigile o di un ausiliario del traffico, si configura un danno erariale nei confronti del Comune, a causa del mancato incasso della multa (la sanzione è di 41 euro).
C’è poi una sentenza del 2017 di un Giudice di Pace di Fondi, Giuseppe Pesce, che ha creato un precedente stabilendo che, nel caso in cui il parchimetro non dovesse essere dotato di apposito bancomat e l’automobilista dovesse essere a corto di monete, questi «potrà ritenersi autorizzato a parcheggiare gratis e senza il rischio di essere multato».
Insomma, a chi dobbiamo dare retta e come possiamo ricorrere nel caso in cui dovessimo essere multati per un ticket scaduto?
Sosta a pagamento, multa: come presentare ricorso?
L’automobilista multato per un ticket scaduto può presentare ricorso a un Giudice di Pace entro 30 giorni dalla notifica della sanzione. L’altra strada da percorrere è il ricorso al Prefetto della città in cui si è stati multati, entro 60 giorni dalla sanzione.
A questo punto, considerato quanto affermato dalla Corte di Cassazione, il ricorso avrà poche possibilità di essere accolto. Si potrebbe, però, tenere conto del parere della direttiva del Ministero dei Trasporti, secondo cui, se dovesse mancare un regolamento comunale in materia, la sanzione potrebbe essere ritenuta non valida.
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