Tra due, massimo tre, settimane lo stadio San Paolo di Napoli cambierà nome. Si chiamerà stadio «Diego Armando Maradona» per omaggiare il campione argentino, cittadino partenopeo dal 2017, scomparso mercoledì a 60 anni. È la promessa fatta dal Sindaco, Luigi De Magistris e dal Comune di Napoli alla città e ai tifosi azzurri, ieri assiepati in migliaia all’esterno dell’impianto sportivo di Fuorigrotta per omaggiare il loro idolo.
Un figlio adottivo di una terra martoriata da problemi e criminalità, che si è stretta in un corpo unico, in lacrime, assieme al popolo argentino impegnato nell’ultimo saluto al Pibe de Oro.
La Jervolino ci provò 17 anni fa
Napoli dedicherà lo stadio a Maradona, lo farà a 17 anni di distanza dall’impegno che provò ad assumere l’allora Sindaco, Rosa Russo Jervolino che, su proposta del consigliere Giuseppe Sarnataro, accolta quasi all’unanimità dal consiglio comunale, cercò di intitolare il San Paolo a Maradona, tornato in città per partecipare alla gara di addio al calcio dell’ex compagno Ciro Ferrara.
La Jervolino venne stoppata dall’opposizione dell’assessore Giulia Parente: una legge del ventennio fascista vietava l’intitolazione di monumenti e opere a persone in vita.
Ora che Diego non c’è più la pratica è molto più semplice: la Giunta Comunale vuole accelerare i tempi per permettere il cambio di nome entro fine 2020. Per lunedì è stata convocata una riunione dalla presidente della commissione toponomastica Laura Bismuto: è il primo passo di un iter burocratico da completare il prima possibile.
Prefetto e curia
Occorrerà pure l’intervento del Prefetto di Napoli, chiamato a concedere una deroga al Comune di Napoli, poiché, ad oggi, si possono intitolare opere e monumenti soltanto a persone decedute da 10 anni.
Neppure in questo caso sembrano esserci impedimenti e stavolta nemmeno la Diocesi di Pozzuoli potrà fermare la pratica. Diciassette anni fa si oppose all’omaggio, evidentemente legata al nome «San Paolo», ma ora è tutto diverso: Maradona non c’è più, lo stadio è di proprietà del Comune di Napoli e pure Papa Francesco, argentino come il campione che portava il dieci sulla schiena, ha rivolto una preghiera al più grande calciatore di tutti i tempi.
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