Stipendi più alti nel 2023: dall’1,5% al 3%, cosa cambia

Stipendi più alti nel 2023. Scopri cosa cambia con aumenti e bonus dall'1,5 al 3 per cento per tutto il prossimo anno.

Antonio Dello Iaco è un attivista ambientale e copywriter specializzato in lavoro e concorsi pubblici.
Conoscilo meglio

5' di lettura

Stipendi più alti nel 2023. Il governo Meloni ha varato un aumento delle retribuzioni fino al 3 per cento tramite la riduzione della pressione fiscale sul costo del lavoro (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

I dipendenti pubblici potranno poi beneficiare anche di un incremento lordo, seppur simbolico, degli stipendi fino al 2024, anno in cui ci sarà il rinnovo dei contratti collettivi nazionali del triennio in corso.

Indice:

Stipendi più alti nel 2023: dall’1,5% al 3%, cosa cambia

Stipendi più alti nel 2023: è questo uno dei punti fermi rivendicati dalla maggioranza di governo negli ultimi giorni di lavori in Parlamento sulla legge di bilancio.

Il taglio del cuneo fiscale rispetto al costo del lavoro è stato aumentato di un punto percentuale rispetto a quanto era stato previsto dal governo Draghi in piena emergenza inflazione.

A seconda della retribuzione prevista dal contratto di lavoro c’è chi riceverà un aumento dello stipendio in busta paga del 2 o del 3 per cento.

C’è poi un bonus dell’1,5 per cento riservato solo ai dipendenti pubblici che hanno il contratto collettivo nazionale scaduto relativo al triennio 2022-2024 e che dovranno aspettare due anni per la regolarizzazione.

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Stipendi più alti nel 2023: il Bonus contributi

Il Bonus contributi sarà del 2 o del 3 per cento e avrà validità per tutto il 2023. La decontribuzione sarà visibile direttamente in busta paga, tredicesima compresa.

Il taglio della quota contributiva da versare allo Stato del 2 per cento spetta a chi guadagna al massimo 2.692 euro lordi al mese. L’effetto di questa misura però sarà ridotto anche dall’incremento dell’IRPEF che entrerà in vigore il prossimo anno.

La decontribuzione al 2 per cento seguirà la stessa logica attuata dallo scorso luglio per volontà del governo Draghi. L’obiettivo della misura è quello di dare maggiore forza economica alle famiglie affinché riescano ad affrontare al meglio la crisi economica e l’inflazione.

Una parte dei lavoratori però beneficerà del taglio dei contributi da versare pari al 3 per cento. In particolare l’aumento di questa soglia è destinato a tutte le buste paga di valore massimo pari a 1.584 euro lordi.

Per capirci meglio facciamo un semplice riepilogo utilizzando lo schema di seguito:

  • chi percepisce uno stipendio al di sotto dei 1.584 euro mensili in busta paga, riceverà una decontribuzione del 3 per cento;
  • chi ricevere uno stipendio tra i 1.584 e i 2.692 euro in busta paga, potrà beneficiare di una decontribuzione del 2 per cento;
  • chi percepisce uno stipendio superiore ai 2.692 euro, non percepirà alcun bonus contributi.

Stipendi più alti nel 2023: l’effetto dell’aumento dell’IRPEF

Se da un lato le tasse a fini contributivi da versare saranno di meno, dall’altro aumenterà la trattenuta IRPEF da parte dello Stato.

L’imposta sul reddito infatti, si paga in proporzione alla quantità di denaro ricevuto al netto dei contributi previdenziali. Se le tasse contributive saranno di meno quindi, aumenterà in automatico la quota IRPEF sullo stipendio mensile.

Stipendi più alti nel 2023: dall'1,5% al 3%, cosa cambia
Foto di una mano con diverse banconote in mano segno degli stipendi più alti nel 2023.

Stipendi più alti nel 2023: il Bonus dell’1,5 per cento

Parlando degli stipendi più alti nel 2023 non si può non citare il Bonus dell’1,5 per cento riservato ai lavoratori pubblici.

Il governo Meloni ha infatti stabilito che tutti i dipendenti pubblici, senza limiti di reddito, riceveranno un incremento dello stipendio in busta paga pari all’1,5 per cento lordi.

Questa misura rappresenta un intervento tampone in attesa del rinnovo dei contratti collettivi nazionali che avverrà nel 2024 per gli stipendi a partire dal 2022. In questo modo infatti lo Stato dovrà poi versare una quantità di arretrati più bassa a tutti i lavoratori del comparto pubblico.

È doveroso sottolineare poi che il Bonus dell’1,5 per cento è cumulabile con i Bonus contributi del 2 e del 3 per cento. Quindi, i lavoratori pubblici che rientrano nelle fasce retributive che abbiamo citato nei paragrafi precedenti, riceveranno un aumento di stipendio nel 2023 pari al 3,5 o al 4,5 per cento.

Bisogna ricordare però che i Bonus contributi, di fatto, corrispondono a una decontribuzione e quindi a una riduzione della tassazione imposta dallo Stato mentre il Bonus dell’1,5 per cento rappresenta un aumento di stipendio concreto, seppur minimo.

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