Superbonus, proroga di un anno per la cessione dei crediti

Superbonus, proroga di un anno per la cessione dei crediti: è una delle proposte per salvare le aziende edili dal fallimento. Dopo il blocco imposto dalle banche l'intero settore rischia un default rovinoso. Si pensa anche ad allargare la platea dei possibili acquirenti dei crediti fiscali. Si vota il 20 giugno. C'è una prima intesa con il governo, che impone però un limite: non ci devono rimettere le Casse dello Stato.

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Superbonus, la proroga di un anno per la cessione dei crediti: è la soluzione più probabile per salvare 30mila aziende dal fallimento. (scopri le ultime notizie su mutui e prestiti. Leggi su Telegram tutte le news sulla finanza personale. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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È l’unica strada, ma è stretta e non così semplice da percorrere. La questione sarà affrontata la prossima settimana. Alla Camera si discuterà la norma che potrebbe consentire alle imprese di conservare i crediti nei propri cassetti fiscali nell’attesa di trovare un compratore.

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Già, perché il problema è proprio quello: le banche hanno finito il plafond e non accettano più la cessione dei crediti per il Superbonus. In pratica hanno interrotto gli acquisti.

Superbonus: blocco completo

La conseguenza è stato il blocco completo dell’intero meccanismo. Il peso di questo stop ricade tutto sulle imprese edili.

Molte hanno infatti avviato i lavori senza farsi pagare direttamente dai committenti, ma accettando – come prevede la legge – il sistema dello sconto in fattura. A pagare sarà lo Stato con il bonus fiscale.

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Superbonus: cosa è cambiato

Fino a pochi mesi fa tutto ha funzionato. Le imprese potevano muoversi in un regime di discreta sicurezza. Le banche, le Poste, la stessa Cassa di depositi e prestiti o anche un’altra impresa: era piuttosto agevole cedere quel credito ricavando in questo modo la liquidità necessaria per portare avanti i lavoro e pagare i dipendenti e i fornitori.

Ora quel sistema si è inceppato. Le banche hanno chiuso i rubinetti. Senza la possibilità di cedere il credito le aziende sono tutte in gravi difficoltà. Molte rischiano il fallimento se non si corre subito ai riparti.

Superbonus: settore a rischio

Sono a rischio, tra l’altro, 150mila posti di lavoro. Una bolla che rischia di scoppiare, con conseguenze disastrose.

E pensare che, grazie anche al superbonus e al mutuo garantito per under 36, fino a qualche tempo fa si parlava apertamente di una “primavera” del settore dopo lunghi anni di crisi. Il termometro di quel momento positivo era segnalato dalla crescita costante del mercato immobiliare.

Poche settimane dopo quel castello rischia di sbriciolarsi:

  • il Superbonus bloccato;
  • l’inflazione galoppante e il costo dei mutui in costante rialzo.

Dal termometro del mercato immobiliare i segnali non sono più così positivi (fanno eccezione solo alcune grandi città, Milano in testa).

Superbonus: iniziativa dei partiti

La questione è ovviamente nota al Governo. In Parlamento i partiti stanno lavorando da giorni a una iniziativa congiunta per salvare il superbonus e di conseguenza lanciare una salvagente all’intero settore.

Sono stati preparati diversi emendamenti al decreto Aiuti, saranno votati il 20 giugno. Su alcuni c’è intesa con il governo.

Superbonus: la prima proposta, proroga

La prima proposta possibile, e sulla quale c’è già un accordo di massima, è appunto quella accennata all’inizio di questo articolo: una norma salva crediti per le imprese.

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Vediamo come funziona: le imprese edili che hanno accettato lavori con sconti in fattura nel 2021 e non sono riusciti a cederli alle banche, avranno le possibilità di conservare il credito per almeno un altro anno (ma si punta ad andare anche oltre). In questo modo si evita alle aziende che hanno già completato i lavori di non incassare più niente. E sul tavolo ci sono 2,6 miliardi di euro da recuperare.

Superbonus: allargare il numero degli acquirenti

La soluzione ulteriore è quella di allargare il numero dei potenziali acquirenti di crediti fiscali. Oggi le imprese seguono questa procedura: possono cederli solo alle banche, che a loro volta, se vogliono, li scambiano con altri istituti di credito o in ultima chance li cedono a un’altra grande impresa che ha debiti con il Fisco ed è quindi in grado di compensare il credito.

Un meccanismo che come abbiamo visto non funziona più dopo la decisione delle banche di sospendere gli acquisti. Si pensa quindi di estendere la cessione a tutti i correntisti con partita Iva e con un bilancio superiore a 50mila euro.

In questo caso il sistema dovrebbe essere così organizzato: se la banca ha un cliente che ha debiti con il Fisco, gli cede il credito dell’impresa di costruzioni e in questo modo gli permette la compensazione in cambio di un piccolo guadagno sull’operazione.

Superbonus: i paletti del governo

Su queste possibilità il governo è aperto. Ha posto però un limite e non è da poco: qualsiasi modifica venga attuata al sistema della cessione dei crediti di imposta per i lavori del Superbonus, non deve essere un costo aggiuntivo per le casse dello Stato.

Ed è proprio per questo motivo che una terza proposta avanzata in Parlamento, lo scambio tra i crediti fiscali dei bonus acquistati dalle banche con Btp, avrà ben poche possibilità di concretizzarsi.

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