Tariffe telefoniche 2023, quanto pagheremo in più? Non poco, alcuni operatori hanno già modificato i prezzi. I piani tariffari sono al rialzo ed è stata introdotta l’indicizzazione al tasso di inflazione. La cosiddetta clausola Istat. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
INDICE
- Tariffe telefoniche 2023, aumenti Tim e WindTre
- Tariffe telefoniche 2023, parametri diversi
- Tariffe telefoniche 2023, cosa può fare il cliente
- Tariffe telefoniche 2023, quanto aumentano?
- Tariffe telefoniche 2023, come risparmiare
- Tariffe telefoniche 2023, conclusione
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L’indicizzazione al tasso di inflazione, in questo momento, significa un aumento consistente dei prezzo ogni anno. Basti pensare che solo nel 2022 l’inflazione ha superato il 10 per cento. E quest’anno, seppure in lieve calo, è ancora al 9,1 per cento. Un livello altissimo, nonostante i tentativi della Bce, che per ridurre il tasso inflattivo sta continuando ad aumentare i tassi di interesse (causando enormi problemi a chi ha intenzione di accendere un mutuo o chiedere un prestito).
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L’indicizzazione delle tariffe telefoniche (da fisso o da mobile) è una novità assoluta in questo settore. L’effetto però è prevedibile: un consistente aumento della spesa per i cittadini.
Su questo argomento puoi leggere un articolo che spiega come anche per la telefonia c’è una lista riservata ai cattivi pagatori (quali sono i rischi); per internet e telefonia vediamo quali sono le agevolazioni per persone disabili e come richiederle.
Tariffe telefoniche 2023, aumenti Tim e WindTre
Gli operatori che hanno già attivato gli aumenti adottando il criterio dell’indicizzazione all’inflazione sono stati Tim e WindTre. Due gestori che da soli rappresentano più del 50 per cento del mercato italiano.
In pratica i listini di queste due compagnie saranno adeguati ogni anno all’aumento del costo della vita.
C’è anche un’altra brutta notizia: le due compagnie hanno anche modificato la struttura della tariffa. Cosa significa? I consumatori non avranno più la possibilità di recedere dal contratto per evitare gli aumenti.
Peccato che gli stipendi di gran parte dei cittadini non vengano adeguati allo stesso modo.
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Tariffe telefoniche 2023, parametri diversi
I due operatori hanno scelto dunque di percorrere la stessa strategia sui costi, Ma adotteranno due parametri distinti:
- Tim indicizzerà le tariffe in base all’indice di inflazione Ipca (Indice dei prezzi al Consumo armonizzati per i Paesi dell’Unione Europea);
- WindTre ha preso invece come riferimento l’indice dei prezzi al consumo Foi (si utilizza come riferimento l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati).
Le associazioni dei consumatori sono critiche rispetto a questa scelta che graverà sui bilanci dei cittadini: gli operatori hanno deciso di aumentare le tariffe anche se l’inflazione è zero o addirittura negativa (comunque in questi casi l’adeguamento dovrebbe essere minimo).
Tariffe telefoniche 2023, cosa può fare il cliente
Le nuove tariffe saranno dunque applicate al contratto in modo unilaterale. Per quelle rimodulate (non tutte lo saranno) le compagnie aggiorneranno non solo il prezzo dell’offerta, ma anche i contenuti (potrebbero essere introdotti altri servizi).
Cosa può fare il cliente, come può difendersi? In caso di modifiche unilaterali il cittadino può decidere se accettarle o meno. Nel secondo caso ha il diritto di annullare il contratto (senza costi) e passare a un operatore diverso senza perdere il numero.
Tariffe telefoniche 2023, quanto aumentano?
Pochi dubbi che l’indicizzazione delle tariffe all’inflazione e la modifica dei contratti di telefonia provochi un inevitabile aumento dei costi per la rete mobile e fissa.
Più complicato capire in anticipo a quanto ammonteranno questi aumenti. Non dipende infatti solo dall’inflazione, ma anche dal tipo di contratto che il cittadino ha stipulato con l’operatore.
Gli aumenti già annunciati oscillano tra 1 e 2 euro al mese per la telefonia mobile e fino a 5 euro per la telefonia fissa.
Gli effetti veri di questa scelta delle compagnie saranno evidenti solo a partire dai primi mesi del prossimo anno. Si parla comunque di un tetto massimo che non dovrebbe superare il 10 per cento.
Che non è poco.
Tariffe telefoniche 2023, come risparmiare
Come comportarsi per risparmiare nonostante tutto. La prima cosa da fare, già ora, è quella di controllare costantemente i costi delle tariffe. Oltre a leggere e quindi conoscere le condizioni contrattuali.
Sarebbe opportuno scegliere delle compagnie che hanno deciso di non adottare il sistema delle tariffe indicizzate all’inflazione.
Naturalmente può essere utile verificare anche i costi, compararli e scegliere quelli più vantaggiosi a parità di servizi.
Può essere utile allo scopo anche stipulare contratti che propongono tariffe a prezzo fisso a tempo indeterminato. O meglio fino a quando il gestore non riterrà necessario modificare i parametri del contratto, in quel caso il cliente avrà comunque il diritto di recesso e scegliere un altro gestore.

Tariffe telefoniche 2023, conclusione
Vediamo dunque in sintesi cosa prevede la clausola Istat:
- rincari annuali determinati in base all’andamento dell’indice Istat sull’inflazione;
- gli aumenti sono introdotti anche se l’inflazione è minima o nulla con una soglia minima percentuale fissata dall’operatore;
- la clausola Istat è stata introdotta, per ora, da Tim e WindTre;
- la clausola fa parte delle condizioni contrattuali e, quindi, l’adeguamento annuale non è una vera rimodulazione.
- gli aumenti entreranno in vigore a partire da gennaio 2024;
- la clausola Istat prevede degli aumenti annuali che possono superare l’andamento dell’inflazione.
Rispetto a queste decisioni le associazioni dei consumatori hanno chiesto l’intervento del governo.
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