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Troppo caldo per lavorare? Scatta la cassa integrazione

Troppo caldo per lavorare? Quali sono i diritti dei lavoratori se la temperatura percepite supera i 35 gradi. Quando e per quali occupazioni può scattare la cassa integrazione. Quali sono gli obblighi per i datori di lavoro.

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7' di lettura

Fa troppo caldo per lavorare? Vediamo quali sono i diritti dei lavoratori e quando si può andare in cassa integrazione per ridurre i rischi legati alle alte temperature. In questo post vediamo cosa dice la legge e cosa dispongono INPS, INAIL e Ispettorato del lavoro. (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Troppo caldo per lavorare: il diritto alla cassa integrazione

Il troppo caldo può rendere impossibile lavorare, soprattutto in determinati ambienti come le fabbriche o altri luoghi di lavoro non protetti dal sole. In questi casi, cosa prevede la legge? La risposta è la cassa integrazione. Può scattare quando la temperatura supera i 35 gradi e impedisce le attività lavorative.

Le norme dell’INPS sul troppo caldo

Esistono specifiche norme dell’INPS, in vigore dal 2017, riguardanti la sospensione del lavoro per troppo caldo. Queste norme fanno riferimento a due documenti in particolare: la circolare 139 del 2017 dell’INPS e il messaggio 1856 dello stesso anno.

Questi documenti prendono in considerazione anche le temperature percepite, ovvero quelle ricavabili dai bollettini meteo, quando queste siano superiori alla temperatura reale. Per questo motivo, se la temperatura percepita supera i 35°, pur se la temperatura reale è inferiore a questo valore, si può avere diritto al trattamento di integrazione salariale.

Lavori sospesi per il troppo caldo

L’INPS ha stabilito che i fenomeni climatici estremi sono in grado di aumentare il rischio di infortunio sul lavoro. Nel 2022, l’istituto di previdenza ha dato indicazioni specifiche sui settori per i quali si può chiedere la cassa integrazione ordinaria in caso di temperature superiori ai 35 gradi. Alcuni esempi di queste attività includono:

  • lavori di stesura del manto stradale;
  • lavori di rifacimento di facciate e tetti di costruzioni;
  • lavorazioni all’aperto che richiedono indumenti di protezione;
  • tutte le fasi lavorative che avvengono in luoghi non protetti dal sole o che comportano l’utilizzo di materiali che non sopportano il forte calore.

Come richiedere la cassa integrazione per il caldo

Per richiedere la cassa integrazione ordinaria per il caldo, un’azienda deve seguire una procedura specifica.

Prima di tutto, è necessario inviare la domanda e allegare una relazione tecnica in cui si indicano a INPS e INAIL le giornate di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa. Inoltre, è necessario specificare il tipo di lavorazione in atto in quelle giornate.

L’azienda non è tenuta, comunque, a produrre dichiarazioni che attestino l’entità della temperatura, né a produrre i bollettini meteo.

Le misure di prevenzione per il troppo caldo

Per quanto riguarda le misure di prevenzione per il troppo caldo, l’INPS ricorda che, indipendentemente dalle temperature rilevate nei bollettini, l’azienda ha il diritto di riconoscere la cassa integrazione ordinaria in tutti i casi in cui il responsabile della sicurezza dell’azienda dispone la sospensione delle lavorazioni per garantire la tutela della salute dei lavoratori.

Valutazione del rischio

L’esposizione a calore eccessivo sul lavoro aumenta il rischio di infortuni. Questo si verifica soprattutto nelle attività svolte all’aperto, come nei settori dell’edilizia civile e stradale, dell’estrazione, dell’agricoltura e della manutenzione del verde, nel comparto marittimo e balneare.

Ricordiamo che per molte di queste attività è stato difficile trovare lavoratori.

Il rischio è maggiore nei cantieri e nei siti industriali. L’esposizione al calore può compromettere la prestazione lavorativa e portare a situazioni di vulnerabilità.

La situazione è ancora più grave ovviamente per i lavoratori fragili (su invaliditaediritti.it leggi tutte le news sulle categorie protette).

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Cosa dice l’Ispettorato del Lavoro

L’Ispettorato del lavoro sottolinea che il rischio del calore rientra nell’ambito della valutazione dei rischi aziendale. Il datore di lavoro deve identificare e adottare misure di prevenzione e protezione.

Nei luoghi di lavoro all’aperto, non è possibile modificare i parametri fisici ambientali legati all’esposizione al calore. Pertanto, in base alla valutazione del rischio “microclima”, vanno adottate misure di prevenzione per ridurre al minimo i rischi associati alle ondate di calore.

Il caldo eccessivo può avere effetti negativi sullo svolgimento del lavoro, causando problemi di salute, malessere e anche infortuni.

Diversi fattori devono essere presi in considerazione nella valutazione del rischio o del suo aggravamento. Tra questi, l’Inl sottolinea:

  • l’orario di lavoro;
  • le mansioni;
  • le attività che richiedono uno sforzo fisico intenso;
  • l’uso di dispositivi di protezione individuale (DPI);
  • la posizione del luogo di lavoro;
  • la dimensione aziendale;
  • le caratteristiche dei lavoratori (età, salute, status socio-economico, genere).

Quando si dispone la sospensione del lavoro

Se durante un’ispezione viene riscontrata l’assenza della valutazione del rischio o delle misure di prevenzione in settori ad alto rischio (come i lavori all’aperto), l’ispettore deve procedere con la sospensione immediata dei lavori o delle attività lavorative senza la valutazione specifica.

Invece, se il datore di lavoro ha effettuato la valutazione del rischio e ha identificato le misure di prevenzione e protezione, ma queste non vengono rispettate, l’ispettore emette un verbale di prescrizione all’addetto per non aver vigilato sulla osservanza delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Il caso dei rider

In questo contesto, l’Inl fa riferimento all’ordinanza del 18 agosto 2022 del Tribunale di Palermo, che si applica alla prestazione lavorativa dei rider.

Il giudice ha ritenuto, in base all’obbligo generico di salvaguardare l’integrità psico-fisica del lavoratore, che l’azienda debba avere l’obbligo di adottare le misure preventive e protettive segnalate dall’INAIL nel Progetto Worklimate.

Il tribunale ha quindi condannato la società a eseguire, secondo gli articoli 17 e 28 del d.lgs. 81/08, una valutazione specifica del rischio associato all’esposizione alle ondate di calore. Inoltre, ha stabilito che la società debba fornire una formazione e informazione adeguate, e consegnare ai lavoratori una serie di dispositivi essenziali per proteggerli dagli shock termici potenzialmente pericolosi.

Conclusione

In conclusione, il lavoro in condizioni di caldo eccessivo comporta rischi significativi. Le norme dell’Inps e dell’Ispettorato forniscono indicazioni precise su come gestire queste situazioni.

In particolare, l’Inps consente di richiedere la cassa integrazione ordinaria quando la temperatura supera i 35 gradi. Inoltre, l’Inl sottolinea l’importanza delle misure di prevenzione per garantire la sicurezza dei lavoratori. Queste includono la valutazione del rischio, l’adozione di misure di prevenzione e protezione, e la sospensione delle attività lavorative in assenza di queste.

Troppo caldo per lavorare? Scatta la cassa integrazione
Nella foto lavoratore impegnato sul tetto di un edificio.

Domande Frequenti

A quale temperatura si può richiedere la cassa integrazione per caldo eccessivo?

Si può richiedere la cassa integrazione ordinaria quando la temperatura supera i 35 gradi.

Quando si può rifiutare di lavorare per il troppo caldo?

Per richiedere la cassa integrazione per il caldo, l’azienda deve inviare la domanda all’Inps e allegare una relazione tecnica in cui indica le giornate di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa e il tipo di lavorazione in atto nelle giornate medesime.

Cosa fare se il datore di lavoro rifiuta di sospendere il lavoro nonostante il troppo caldo?

Se il datore di lavoro rifiuta di sospendere il lavoro nonostante il troppo caldo, è possibile rivolgersi a un sindacato o alle autorità competenti. E’ importante ricordare che il datore di lavoro ha l’obbligo legale di garantire un ambiente di lavoro sicuro e salubre, e questo include la protezione dai rischi legati all’esposizione a temperature eccessive.

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