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Un dipendente può rifiutare il trasferimento?

Un dipendente può rifiutare il trasferimento? Vediamo se si può dire di no alla decisione del datore di lavoro. Come sapete chi beneficia della Legge 104 ha la possibilità di rifiutare, in particolare se lo spostamento pregiudica l'assistenza a una persona con disabilità. Negli altri casi la questione è più complessa.

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Se da una parte il datore di lavoro può disporre il trasferimento senza confrontarsi con il dipendente, dall’altra ci sono anche delle condizioni che bisogna rispettare. Sul punto ci sono diverse sentenze della Cassazione che hanno delimitato le opzioni e anche chiarito i termini della questione.

Un dipendente può rifiutare il trasferimento? Il diritto del datore di lavoro

Partiamo da un presupposto: il datore di lavoro può trasferire un dipendente e imporgli di continuare a fare lo stesso lavoro in un’altra sede.

Ma questa “libertà” del titolare dell’azienda deve poggiare su solide basi, il titolare dell’azienda deve cioè dimostrare che ci sono ragioni organizzative, tecniche e produttive che rendono inevitabile quel trasferimento (come precisa l’articolo 2103 del Codice Civile).

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Il che significa che il trasferimento è possibile ma solo se la decisione non nasconde un intento punitivo nei confronti del dipendente.

Se le ragioni del trasferimento sono fondate (ci sono ragioni organizzative, tecniche e produttive), il datore di lavoro può procedere senza una precedente autorizzazione da parte del dipendente.

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Un dipendente può rifiutare il trasferimento? Le condizioni

In pratica, ribadiamo, un lavoratore può essere trasferito, ma solo a condizione che l’azienda possa dimostrare, a esempio, che la presenza del dipendente nella sede di provenienza non è più utile o che è necessaria la sua particolare professionalità nella sede di destinazione.

In ogni caso resta ferma l’insindacabilità della scelta del datore di lavoro tra diverse soluzioni organizzative che si possono adottare.

Un dipendente può rifiutare il trasferimento? Legge 104

Come sapete la questione è del tutto diversa se il lavoratore beneficia della legge 104, in qualità di dipendente con disabilità o di caregiver familiare. In questo caso il lavoratore ha diritto a scegliere la sede più vicina all’abitazione della persona da assistere e può dire no, in modo legittimo, a un trasferimento.

In pratica: senza il suo consenso il datore di lavoro non può fare nulla, anche in presenza di ragioni fondate.

Lo stabilisce in modo chiaro e definitivo l’articolo 33, comma 6, della legge 104.

Un dipendente può rifiutare il trasferimento? Niente preavviso

Quando un datore di lavoro decide di trasferire un dipendente non ha la necessità di inviare un preavviso alla persona interessata. Possono fare eccezioni solo i casi dove questa condizione è citata all’interno del contratto collettivo.

È chiaro che il buon senso dovrebbe spingere il datore di lavoro a informare tempestivamente (e in anticipo) il dipendente, soprattutto se il trasferimento è in un’altra città e quindi comporta una riorganizzazione completa nella vita del lavoratore.

Un dipendente può rifiutare il trasferimento? La contestazione

Ma dopo quello che abbiamo scritto, è possibile contestare un trasferimento? In particolare quando non sono state evidenziate le motivazioni tecniche, organizzative e produttive. In realtà il giudice non può entrare nel merito delle ragioni. Basta la sussistenza delle motivazioni, il magistrato non è chiamato a decidere sulla inevitabilità o meno di quel trasferimento.

Questa valutazione è nell’esclusivo diritto del datore di lavoro.

In pratica il giudice può intervenire solo laddove è palese l’intento del datore di lavoro di utilizzare quel trasferimento come una punizione nei confronti del dipendente.

Un dipendente può rifiutare il trasferimento?
Un dipendente può rifiutare il trasferimento?

Un dipendente può rifiutare il trasferimento? Assenza ingiustificata

Contestare un trasferimento è legittimo (poi deciderà il giudice), ma un dipendente ha comunque l’obbligo di spostarsi nell’altra sede nell’attesa che la magistratura prenda una decisione.

Non recarsi al lavoro causa una inevitabile assenza giustificata. Se protratta ha come conseguenza il licenziamento disciplinare.

C’è una sola ragione che potrebbe giustificare quelle assenze: se il trasferimento danneggia diritti fondamentali, come quello della salute (è il caso della legge 104).

Un dipendente può rifiutare il trasferimento? Tre ragioni

Il trasferimento di un dipendente può essere disposto per tre ragioni:

  • quando appunto ci sono ragioni tecniche, organizzative e produttive;
  • come sanzione disciplinare (ma in questo caso bisogna seguire una procedura precisa, con una contestazione scritta e il termine di 5 giorni per consentire al lavoratore una adeguata difesa delle sue ragioni);
  • per incompatibilità ambientale (quando si è creata una situazione di incomunicabilità tra il lavoratore e i suoi colleghi, una condizione che ha anche delle conseguenze pratiche sulla produzione).

Un dipendente può rifiutare il trasferimento? Conclusione

E dunque, un datore di lavoro può trasferire un dipendente nell’interesse dell’azienda e per rendere più efficiente l’utilizzo delle risorse. Le scelte dell’imprenditore sono al riparo da giudizi di merito, ma questo potere di deve usare con cautela per evitare abusi. Come quello di imporre un trasferimento per punire un lavoratore.

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