
Sul fronte vaccini anti coronavirus c’è una notizia buona e un’altra molto meno. La prima arriva dalla Scozia: l’impatto dei vaccini sulla diffusione del contagio è stato definito «spettacolare». Riduce il numero degli infetti e abbatte di conseguenza quello dei ricoveri e dei decessi. Variante o non variante.
Astrazeneca dimezza ancora le forniture
La brutta notizia arriva invece da Astrazeneca: il colosso farmaceutico anglosvedese che produce uno dei tre vaccini autorizzati in Europa invierà nel secondo trimestre del 2021 90 milioni di dosi invece delle 180 promesse. Un taglio drastico, il 50%. Un altro colpo basso: quel vaccino è stato realizzato anche grazie ai fondi dell’Ue, con la promessa, non mantenuta, di assicurare quelle forniture. In Italia quel taglio si traduce così: tra aprile e giugno si aspettavano almeno 20 milioni di dosi, ne arriveranno dieci.
Bonaccini: battere i pugni sul tavolo
Dimezzare le aspettative, dimezzare il numero di persone immunizzate. E c’è anche di peggio: nello stesso periodo Astrazeneca fornirà alla Gran Bretagna le dosi che erano state richieste, ovvero: nessun taglio. Come ha dichiarato ieri Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, «c’è da andare a battere i pugni sul tavolo».

Tante Regioni pronte a vaccinare più di un milione di cittadini al mese
Anche perché la stessa Emilia Romagna, la Lombardia, la Campania, il Piemonte e il Veneto hanno assicurato, per bocca dei rispettivi governatori, di essere in grado di vaccinare più di un milione di persone al mese. Una cifra enorme, se fosse vera l’obiettivo di avere un’Italia immune al coronavirus entro l’autunno sarebbe ancora possibile. Varianti o non varianti. Ma manca la materia prima. E arriva con numeri a sorpresa, il che rende assai complicato organizzare una adeguata campagna di vaccinazione che prevede due inoculazioni (e se la seconda non arriva nei 21 giorni?).
Ma vaccinare il più possibile è l’unica strada per uscire in tempi rapidi dall’emergenza sanitaria.

Gli effetti dei vaccini in Scozia
Torniamo alla Scozia e agli studi effettuati dall’Università di Edimburgo sull’impatto dei vaccini nella diffusione del contagio. Ricerche che si basano su numeri reali, quelli delle persone che hanno già ricevuto la prima o la seconda dose.
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Sulle persone con più di 80 anni, quelle più a rischio in caso di infezione, la somministrazione dei vaccini ha ridotto dell’84% il rischio di andare in ospedale con l’infezione da coronavirus. Anche se hanno altre e gravi patologie.
Lo studio ha analizzato i dati dell’intera popolazione scozzese (5.4 milioni di abitanti). Sono state analizzate, settimana per settimana, le vaccinazioni eseguite, i ricoveri in ospedale e la mortalità da coronavirus (anche come concausa), e il risultato dei tamponi.
E quindi, i vaccini funzionano. Un motivo in più per pretendere dalle aziende il rispetto dei patti.
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