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Verande libere sui balconi: non serve l’autorizzazione

Verande libere sui balconi: non serve più l'autorizzazione del Comune, sarà un intervento di edilizia libera.

di The Wam

Settembre 2022

Verande libere sui balconi: per l’installazione non serve nessuna autorizzazione, il provvedimento è contenuto nel decreto Aiuti Bis definitivamente approvato alla Senato. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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I lavori per realizzare le verande panoramiche amovibili, come si chiamano in gergo tecnico, non avranno più bisogno di un permesso rilasciato dal Comune.

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Vediamo cosa cambia.

Le vetrate, dette anche Vepa, sono in genere installate su balconi e terrazzi per questi motivi:

Se stai leggendo questo articolo potrebbe interessarti un articolo sui pannelli solari liberi sui tetti; o anche un focus su quanto possono durare i pannelli fotovoltaici; e quale modulo usare per realizzare un impianto con pannelli solari.

Verande libere sui balconi: edilizia libera

Si tratta di una norma che farà piacere a chi ha spazi esterni annessi all’abitazione e desidera sfruttarli anche nelle giornate fredde invernali e non solo d’estate. Ora gli interventi per la realizzazione di verande amovibili faranno parte dei lavori di edilizia libera. Ripetiamo: le oprere possono essere effettuate senza titoli abitativi, certificazioni e autorizzazioni. Ovvero a burocrazia zero (o quasi).

Questo non significa che non ci siano delle regole da rispettare.

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Verande libere sui balconi: amovibili

A partire da una: è vietato aumentare la volumetria delle abitazioni. Significa quindi che le vetrate devono essere amovibili (che è quindi possibile rimuoverle). Questo è uno dei requisiti fondamentali.

In pratica per rispettare la legge, queste vetrate non devono essere «spazi stabilmente chiusi con conseguente variazione di volumi e di superfici, come definiti dal regolamento edilizio-tipo, che possano generare nuova volumetria o comportare il mutamento della destinazione d’uso dell’immobile anche da superficie accessoria a superficie utile».

Verande libere sui balconi: tante soluzioni

E questo è un problema? Non molto: sul mercato ci sono molte soluzioni che possono garantire l’installazione di vetrate che rientrino in questi parametri.

Ok, e poi? Ebbene le vetrate da installare senza nessuna autorizzazione devono avere anche questo requisito: proteggere dal freddo, dal caldo e dall’inquinamento acustico, migliorare le prestazioni energetiche riducendo le dispersioni termiche, garantire una parziale impermeabilizzazione dalle infiltrazione di acque piovane oltre a consentire, come si legge nella normativa, «la circolazione di un costante flusso di arieggiamento a garanzia della salubrità dei vani interni domestici».

Verande libere sui balconi: ridurre l’impatto visivo

Tra gli altri requisiti richiesti dalla legge c’è anche quello di ridurre al minimo l’impatto visivo dall’esterno dell’edificio. E quindi, si legge sempre nella normativa, «avere caratteristiche tecnico-costruttive e profilo estetico tali da ridurre al minimo l’impatto visivo e l’ingombro apparente e da non modificare le preesistenti linee architettoniche».

Insomma, evitare verande troppo vistose e che possono alterare l’estetica di un intero fabbricato.

Verande libere sui balconi: fine della giungla

L’installazione delle vetrate fino a oggi era confinata in una sorta di terra di nessuno: ogni Comune ha interpretato liberamente le normative che erano in vigore. In alcune città si potevano infatti installare senza problemi. In altre l’autorizzazione veniva negata sempre e comunque, perché le vetrate erano considerate un espediente per aumentare i volumi dell’abitazione. Insomma, una giungla.

Ora cambia tutto: l’aver inserito i lavori per le vetrate tra quelli di edilizia libera consente una installazione molto più semplice.

Verande libere sui balconi: come i pannelli solari

Il governo ha superato l’obiezione dell’ampliamento dei volumi con il vincolo dell’amovibilità. Ed ha poi dato maggiore rilevanza a un altro aspetto: queste strutture garantiscono una maggiore protezione dagli agenti atmosferici e migliorano quindi anche l’efficientamento energetico delle abitazioni.

Si tratta di una novità di estrema rilevanza. Così come quella che ha semplificato nei mesi scorsi l’installazione dei pannelli solari sui balconi, sui terrazzi e negli spazi condominiale.

Un altro intervento che prima della semplificazione aveva la necessità di affrontare una lunga serie di autorizzazioni, ora tutte cancellate.

Infatti anche gli interventi per la sistemazione dei pannelli solari sono diventati di edilizia libera.

Verande libere sui balconi e il decreto Aiuti Bis

Il decreto Aiuti Bis è stato approvato definitivamente. Oltre alla misura che riguarda la “liberalizzazione” delle verande, ha previsto molte altre misure.

Queste sono le più importanti:

Verande libere sui balconi: non serve l’autorizzazione

Verande libere sui balconi / Addio delega fiscale

Dopo il no della Lega è stata invece esclusa la possibilità di approvare la delega fiscale (come invece sperava il governo Draghi). In quella norma era contenuta la riduzione delle aliquote Irpef, il superamento dell’Irap e l’introduzione del cashback fiscale.

E quindi anche la riforma del fisco, che sembrava ormai prossima all’approvazione, riparte da zero. Sarà materia per il prossimo governo che dovrà anche affrontare (tra le tante) un’altra riforma molto attesa dagli italiani: quella del sistema previdenziale.

A oggi il centrodestra preme in particolare, sempre con la Lega, per l’approvazione di Quota 41 (in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età). Che può essere una proposta valida o meno, ma certo non può essere considerata una riforma strutturale del sistema previdenziale. Capace quindi di garantire un trattamento pensionistico a chi esce ora dal mondo del lavoro (compresi fragili e donne) e la sostenibilità necessaria per assicurare ai giovani le pensioni di domani.

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