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Verifica se è giusta la parcella dell’avvocato

Scopri come si verifica se è giusta la parcella dell’avvocato e quali sono i parametri che devono essere rispettati.

di The Wam

Ottobre 2023

Verifica se è giusta la parcella dell’avvocato. O meglio: se è legittima o contiene dei costi che non sono previsti. La questione interessa molti cittadini ed è diventata rilevante da quando le tariffe sono stabilite al termine di una trattativa tra il legale e l’assistito. Non ci sono quindi più parametri precisi per capire quando una richiesta è eccessiva. Ma esistono precise disposizioni che l’avvocato è tenuto a rispettare e che possono aiutarci. Vediamo insieme. (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Verifica se è giusta la parcella dell’avvocato: il preventivo

Il preventivo è un documento chiave che determina la base del rapporto economico tra l’avvocato e il cliente.

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Esempio di struttura del preventivo:

Preventivo parcella avvocato Pinco Pallino

Dati cliente:

Descrizione incarico: Difesa in causa civile XYZ

  1. Onorari:
  1. Spese vive:
  1. Totale stimato: €1.200

Nota: Questo preventivo potrebbe subire variazioni in caso di imprevisti, che verranno comunicati tempestivamente al cliente.

Potresti essere interessato a sapere quanto costa un ricorso per l’invalidità.

Gratuito patrocinio: niente compenso

Il gratuito patrocinio rappresenta una protezione per chi ha redditi bassi e necessita di assistenza legale.

Si paga il ricorso per l’invalidità con il gratuito patrocinio?

Quando si paga a risultato o a percentuale

Stabilire un compenso basato sul risultato o su una percentuale è una pratica comune, ma ci sono regole chiare da seguire.

Cosa succede se non pago l’avvocato e quando è possibile.

Esempio di accordo a percentuale:

Accordo di Compensazione Avvocato Pinco Pallino

Dati Cliente:

Tipo di accordo: compensazione basata su una percentuale

Dettagli:
L’avvocato riceverà il 10% dell’importo recuperato attraverso la causa, basato sull’importo iniziale richiesto nel processo e non sull’ammontare effettivamente concesso dal giudice.

Compenso dell’avvocato: cosa dice la legge

Il compenso dell’avvocato non è lasciato al caso o alla libera determinazione del singolo professionista. La legge italiana prevede specifici riferimenti normativi che regolano la materia, ponendo attenzione alla proporzionalità, all’equità e al giusto riconoscimento della professione. Di seguito, analizzeremo le disposizioni normative principali.

In questo post vediamo quanto costa opporsi a un decreto ingiuntivo.

Codice civile: la base del compenso

Art. 2233 Codice civile

Art. 2234 Codice civile

Chi paga l’avvocato per un ricorso contro l’INPS?

Tabelle riassuntive:

ArticoloOggettoPunto chiave
Art. 2233Diritto al compensoProporzionalità all’importanza e decoro della professione
Art. 2234Spese e accontiAnticipazione delle spese e acconti sul compenso

Codice deontologico forense: etica e proporzionalità

Art. 29 Codice deontologico

Elenchi chiari:

Decreto Ministeriale n. 55/2014: tabelle e parametri

Questo decreto stabilisce i parametri per la liquidazione dei compensi degli avvocati. Le tabelle allegate definiscono le soglie e i tariffari per diversi tipi di prestazioni.

Elenchi di punti principali:

Nota: È essenziale per il cliente avere un’idea chiara di questi parametri quando si appresta a discutere o negoziare un compenso con un avvocato. La trasparenza e la conoscenza sono fondamentali per garantire una relazione lavorativa equa e soddisfacente per entrambe le parti.

Verifica se è giusta la parcella dell’avvocato: quando è eccessiva

Comprendere la parcella: il primo passo è avere una chiara visione di cosa si sta pagando. La parcella dell’avvocato dovrebbe dettagliare ogni servizio e attività forniti, con i relativi costi associati.

Criteri da considerare

La sentenza guida sul compenso eccessivo

Per capire meglio, prendiamo in esame una sentenza emblematica del Consiglio Nazionale Forense:

  1. Il caso: un avvocato aveva richiesto un compenso di circa 9.000 euro per assistere due clienti in un procedimento di affidamento di minori. Per questa attività, aveva preparato il ricorso iniziale e partecipato a due udienze.
  2. Il problema: un altro avvocato, prendendo in carico una pratica successiva relativa agli stessi minori, ha notato l’elevato compenso e ha sollevato dubbi sulla sua correttezza.
  3. Il verdetto: il COA di Trieste ha ritenuto che il compenso fosse sproporzionato rispetto al servizio fornito e ha sanzionato l’avvocato. Tuttavia, il caso è stato poi portato al Consiglio Nazionale Forense, che ha stabilito dei criteri chiari per determinare se un compenso è eccessivo.

Compenso eccessivo dell’avvocato: il Consiglio Nazionale Forense

Il Consiglio Nazionale Forense (CNF) rappresenta un organismo essenziale per la professione legale in Italia. Le sue decisioni e posizioni su temi delicati, come il compenso degli avvocati, rivestono una grande importanza. Vediamo in dettaglio la sua posizione riguardo ai compensi considerati “eccessivi”.

La visione del CNF

Il CNF ha affrontato la questione dei compensi degli avvocati in diverse occasioni, cercando di stabilire linee guida chiare e oggettive. In particolare, ha esaminato casi in cui il compenso richiesto da un avvocato è stato contestato come “eccessivo” rispetto al servizio fornito.

Criteri di valutazione

  1. Attività effettivamente svolta: il CNF ha sottolineato che non si può semplicemente guardare alle notule per valutare l’operato dell’avvocato. Occorre considerare tutte le attività svolte, anche quelle non esplicitamente menzionate, ma che sono implicitamente comprese nell’ambito dell’incarico ricevuto.
  2. Confronto con parametri di legge: il riferimento ai parametri stabiliti dalla legge, come quelli del Decreto Ministeriale n. 55/2014, è essenziale. Questi parametri, anche se non sono vincolanti, forniscono una sorta di “bussola” per stabilire la correttezza del compenso.
  3. Giudizio di comparazione: bisogna confrontare il compenso richiesto con quello che sarebbe stato ritenuto proporzionato per l’attività svolta. Questo giudizio di comparazione è fondamentale per stabilire se un compenso è effettivamente eccessivo.

Cose si capisce se il compenso è eccessivo

La chiarezza è fondamentale quando si tratta di compensi legali. Per determinare se una parcella è eccessiva, è necessario considerare alcuni aspetti chiave:

  1. Tariffe vigenti: bisogna confrontare il compenso con le tariffe vigenti al momento della richiesta. Per esempio, il decreto ministeriale 55/2014 stabilisce delle tariffe che variano a seconda del tipo di giudizio, dell’attività svolta e del valore della controversia.
  2. Difficoltà dell’attività: non tutte le cause sono uguali. Alcune richiedono una ricerca e un impegno maggiore. Per esempio, una causa di lavoro potrebbe essere più complessa di un semplice ricorso davanti al giudice di pace.
  3. Consuetudini del settore: anche se esistono delle tariffe legali, gli avvocati spesso seguono delle consuetudini locali. Questo potrebbe influenzare il costo del servizio.

Se, dopo aver considerato questi aspetti, la parcella sembra sproporzionata, potrebbe essere il caso di discuterne con l’avvocato o di consultarsi con il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati.

Revoca dell’incarico

Se per qualche motivo si decide di revocare l’incarico all’avvocato, ci sono alcune cose da sapere:

Il patto sul compenso deve essere scritto?

Sì, qualsiasi accordo sul compenso dovrebbe essere messo per iscritto. Questo serve a proteggere sia il cliente sia l’avvocato. Un accordo scritto garantisce chiarezza e può aiutare a prevenire futuri malintesi o dispute.

Quali sono gli obblighi fiscali dell’avvocato?

Quando si riceve un pagamento, ci sono degli obblighi fiscali da rispettare. Per un avvocato, questo significa:

Verifica se è giusta la parcella dell'avvocato
Nella foto un avvocato che calcola la tariffa in base al tempo dedicato al cliente.

FAQ (domande e risposte)

Come verificare se è giusta la parcella dell’avvocato?

Per determinare se una parcella dell’avvocato è giusta:

  1. Si dovrebbero considerare le tariffe vigenti al momento della richiesta, come previsto dal decreto ministeriale 55/2014. Questo decreto stabilisce tariffe in base al tipo di giudizio, all’attività dell’avvocato e al valore della controversia.
  2. Si deve considerare la complessità e la difficoltà dell’attività svolta. Non tutte le cause hanno la stessa complessità e alcune richiedono un impegno maggiore rispetto ad altre.
  3. È importante valutare la congruità del compenso in base alle consuetudini.
  4. Infine, si dovrebbe effettuare un giudizio di comparazione, mettendo in relazione l’attività espletata dall’avvocato con il compenso proporzionalmente dovuto, e quindi confrontare il compenso richiesto per determinare se ci sia sproporzione.

Cosa stabilisce l’articolo 2233 codice civile sul compenso dell’avvocato?

L’art. 2233 del codice civile riconosce a chi esercita una professione intellettuale il diritto al compenso. Questo compenso è commisurato all’importanza dell’opera svolta e al decoro della professione. La legge stabilisce inoltre che il cliente deve anticipare al professionista le spese occorrenti per il compimento dell’opera e corrispondere, in accordo con gli usi, gli acconti sul compenso.

Qual è il ruolo del Codice Deontologico Forense nella determinazione del compenso?

Il Codice Deontologico Forense, all’art. 29, riprende la disciplina codicistica e stabilisce i principi per la richiesta di pagamento. L’obiettivo principale è assicurare che la parcella sia proporzionale e commisurata alle tariffe vigenti e al tipo di prestazione eseguita. L’avvocato può chiedere anticipi legati alle spese e acconti sul compenso, ma questi devono essere commisurati all’attività svolta. Esiste un divieto esplicito che impedisce all’avvocato di richiedere compensi o acconti che siano manifestamente sproporzionati rispetto all’attività effettivamente svolta.

Perché è importante il preventivo scritto nell’accordo sul compenso?

Il preventivo scritto è fondamentale perché deve essere presentato obbligatoriamente prima del conferimento dell’incarico. Fornisce una stima dettagliata e analitica dei costi che il cliente potrebbe dover affrontare, distinguendo tra spese vive e onorari. L’avvocato non può discostarsi dal preventivo senza una motivazione valida. In assenza di un preventivo scritto, il compenso potrebbe essere determinato dal giudice, che potrebbe basarsi sul Decreto Ministeriale n. 55/2014.

In quali casi il compenso dell’avvocato può essere considerato eccessivo?

Un compenso si considera eccessivo quando:

  1. Supera notevolmente le tariffe vigenti al momento della richiesta.
  2. È manifestamente sproporzionato rispetto alla complessità e alla quantità di lavoro svolto.
  3. Non rispetta le consuetudini del settore.
  4. È significativamente superiore a quanto stabilito nel preventivo scritto, senza giustificazioni valide. La sentenza n. 9 del 2018 del Consiglio Nazionale Forense stabilisce che per verificare se un compenso è eccessivo, è necessario fare un giudizio di comparazione tra l’attività effettivamente svolta e il compenso considerato proporzionale.

Cosa succede in caso di revoca dell’incarico all’avvocato?

In caso di revoca dell’incarico, l’avvocato ha diritto ad essere compensato per il lavoro già svolto. L’avvocato non può trattenere la documentazione del cliente come “pegno” fino al pagamento della parcella. Sebbene un accordo possa stabilire che l’avvocato ha il diritto al pagamento dell’intero compenso anche in caso di revoca, questo comportamento potrebbe essere considerato illegittimo dal punto di vista disciplinare, in quanto potrebbe violare l’adeguatezza del compenso rispetto al lavoro svolto e la correttezza nei confronti del cliente.

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