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Pensione anticipata: si perde il 3% per ogni anno

Pensione anticipata: si perde il 3% per ogni anno di anticipo, la proposta sta raccogliendo riscontri all'interno dell'esecutivo, potrebbe essere adottata nella riforma.

di The Wam

Gennaio 2022

Pensione anticipata con il taglio del 3% dell’importo per ogni anno. Nel dibattito sulla riforma delle pensioni, che dovrebbe essere approvata in aprile, questa sembra una delle ipotesi più credibili allo studio del governo. (aggiungiti al gruppo Telegram sulle pensioni e sulle notizie legate al mondo della previdenza. Entra nella community di TheWam e ricevi tutte le news su WhatsApp, Telegram e Facebook).

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L’ha proposta Michele Reitano della Commissione tecnica del Ministero del Lavoro.

La pensione anticipata con il taglio del 3% è stata formulata nel dettaglio all’interno della relazione di fine mandato del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps (Civ).

Una soluzione che serve a mettere ordine nella giungla che circonda le possibilità di pensione anticipata.

Pensione anticipata: cresce l’età media delle uscite

Nella relazione del Civ si mette in evidenza come «l’età pensionabile risulti elevata e in crescita sostenuta».

L’età media del pensionamento in Italia (si valutano solo le pensioni anticipate e di vecchiaia) è questa:

dipendenti privati:

Pubblico impiego:

Lavoratori autonomi:

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Pensione anticipata: scelte eterogenee

Questi dati restituiscono un quadro che smentisce la vulgata secondo cui in Italia, grazie a regole ambigue e artifizi, l’uscita dal lavoro avviene molto prima di quanto dispone la legge. Lo sostiene con con decisione il documento del Civ.

Il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dlel’Inps ha anche messo in evidenza l’eterogeneità delle persone nella capacità di proseguire l’attività. Eterogeneità che è dovuta:

Pensione anticipata: equità ed efficienza

Questa eterogeneità è il punto sul quale – sostiene l’Inps – il governo dovrebbe soffermarsi con maggiore attenzione nel valutare la riforma delle pensioni. E in particolare sulla scelta del momento in cui decidere di uscire dal lavoro.

Una possibilità che deve essere data a tutti, anche se ovviamente nel rispetto degli equilibri dei conti pubblici, dei lavoratori e delle lavoratrici più svantaggiate.

Con due criteri base: l’equità e l’efficienza produttiva.

Al termine di questa valutazione è stata poi proposta la possibilità di garantire una uscita anticipata «subendo una riduzione della quota retributiva della pensione (il 3% per ogni anno di anticipo rispetto all’età prevista dalla legge), in modo da compensare il vantaggio che si ottiene percependo il trattamento per un numero maggiore di anni.

L’età minima per poter chiedere l’uscita anticipata non è stata comunque ancora fissata. In proposte precedenti, ma molto simili, si valutava di consentire l’uscita a partire dai 62 anni.

Pensione anticipata: Quota 102

Al momento, e fino ad aprile, queste sono le possibilità di uscita anticipata per i lavoratori.

La prima è Quota 102.

Si può andare in pensione a 64 anni e con 38 di contributi.

Il governo ha calcolato che la misura riguarderà:

Questo è possibile perché chi raggiunge i requisiti entro quest’anno potrà usufruire dell’anticipo anche negli anni successivi.

Il costo di questa misura è di circa 1,7 miliardi fino al 2025.

Pensione anticipata: Ape Sociale

L’altro anticipo di pensione è possibile oggi con l’Ape Sociale (prorogata fino al 31 dicembre del 2022). È una misura che consente a disoccupati, invalidi, caregiver e addetti a lavori gravosi di accedere a una indennità di pensione a 63 anni (con 30 o 36 anni di contributi, dipende dalla categorie).

L’assegno massimo è di 1.500 euro lorde fino al raggiungimento dei requisiti anagrafici per il pensionamento di vecchiaia (67 anni).

Questo anticipo pensionistico potrebbe interessare 21.200 persone. Il costo è di 141,2 milioni.

Pensione anticipata: Opzione Donna

L’altra uscita possibile è con Opzione donna, che permette alle lavoratrici con 35 anni di contributi e 58 anni di età (se dipendenti, 59 se autonome), di accedere alla pensione, ma interamente calcolata con il sistema contributivo.

Secondo i calcoli il taglio dell’assegno dovrebbe essere tra il 25 e il 30%.

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