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Home / Invalidità Civile » Lavoro / Categorie protette e patto di prova: come funziona

Categorie protette e patto di prova: come funziona

Anche un lavoratore appartenente alle categorie protette, chiamato tramite collocamento mirato, può essere sottoposto a un patto di prova. Ecco tutto quello che devi sapere in merito a categorie protette e patto di prova.

di Romina Cardia

Luglio 2024

Se appartengo alle categorie protette ho il diritto di essere assunto senza patto di prova? Cosa bisogna sapere in merito a categorie protette e patto di prova? (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104categorie protettediritto del lavorosussidiofferte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsAppTelegram e Facebook).

Categorie protette e patto di prova: è consentito dalla legge?

Il patto di prova (art. 2096 c.c.) consiste in un periodo di prova in cui il datore di lavoro esamina le competenze del candidato e decide se possa essere o meno assunto per svolgere le mansioni che gli vuole affidare.

La legge consente anche il patto di prova per lavoratori disabili appartenenti alle categorie protette e chiamati tramite collocamento mirato. Esistono però in questo delle tutele particolari.

Nel caso delle categorie protette, può essere anche previsto un periodo di prova più lungo rispetto a quello previsto dai contratti collettivi.

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Categorie protette e patto di prova: come funziona

Durante il periodo di prova, il lavoratore disabile appartenente alle categorie protette:

Per quanto riguarda la possibilità del datore di lavoro di interrompere il rapporto durante la prova:

Andiamo ad approfondire meglio queste regole.

Categorie protette e patto di prova: a quali condizioni

Il patto di prova per categorie protette è ammesso dalla legge, ma solo ad alcune condizioni.

Se, infatti, dopo il periodo di prova il datore di lavoro dà esito negativo della prova stessa e quindi non provveda con l’assunzione della persona disabile, la risoluzione del rapporto per esito negativo non deve dipendere dalla menomazione da cui è affetto il lavoratore (articolo 11, comma 2 della Legge 68/1999).

In sostanza, la disabilità non può mai costituire motivo di risoluzione del rapporto di lavoro, perché se così fosse si attuerebbe una forma di discriminazione. Peraltro, la disabilità è già nota all’avvio del rapporto di lavoro.

Lo scopo della legge è quello di permettere al datore di lavoro di valutare le capacità del lavoratore disabile, tenendo tuttavia conto che proprio la condizione di disabilità può richiedere un periodo di valutazione più lungo.

Il lavoratore disabile appartenente alle categorie protette, invece, avrà l’opportunità di valutare l’esperienza lavorativa, le condizioni di svolgimento del rapporto e il contesto lavorativo in generale.

categorie protette e patto di prova
Categorie protette e patto di prova. Nella foto: datore di lavoro e dipendente si stringono la mano.

Quali contratti con il patto di prova categorie protette

Il patto di prova per categorie protette riguarda di solito il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Ma non solo. Può essere previsto in ogni tipologia di contratto di lavoro subordinato, come ad esempio:

Diritti delle categorie protette durante il periodo con il patto di prova

Per tutto il periodo del patto di prova, per le categorie protette il rapporto di lavoro si svolge regolarmente.

Si ha quindi diritto alla normale retribuzione e si matura il Tfr (Trattamento di fine rapporto).

La Cassazione ha individuato, per i lavoratori disabili appartenenti o meno alle categorie protette, una serie di ulteriori garanzie che devono essere offerte al momento della stipula e dell’applicazione del patto di prova, in particolare:

Secondo alcune pronunce della Cassazione (sentenza Cassazione del 16 gennaio 1984 n. 362), il datore di lavoro deve motivare per iscritto il recesso per esito negativo della prova del lavoratore disabile, al fine di consentire al giudice di verificare – in caso di contestazione da parte del dipendente – la correttezza dell’esercizio del potere discrezionale, con riferimento alla valutazione della compatibilità delle mansioni assegnate al disabile rispetto alla propria condizione psicofisica e, altresì, di verificare che il patto di prova non sia stato utilizzato semplicemente per eludere la legge sul collocamento obbligatorio.

Categorie protette e patto di prova: quando va sottoscritto il patto

Il patto di prova per categorie protette va sottoscritto prima dell’effettivo inizio dell’attività o, al più, contemporaneamente a tale momento.

Si avrà nullità del patto (e quindi la definitiva instaurazione del rapporto) qualora il dipendente firmi il patto dopo aver iniziato a lavorare (ad esempio, il giorno successivo all’inizio dell’attività).

FAQ sulle categorie protette

Quanto guadagna una categoria protetta?

La retribuzione di una categoria protetta dipende da vari fattori, tra cui il settore in cui si lavora e il contratto di lavoro stipulato. In ogni caso, le categorie protette hanno diritto a uno stipendio uguale a quello degli altri dipendenti con lo stesso livello di esperienza e responsabilità.

Le categorie protette hanno diritto agli stessi contratti di lavoro degli altri dipendenti?

Sì, le categorie protette hanno gli stessi diritti degli altri dipendenti quando si tratta di contratti di lavoro. Le leggi italiane prevedono che i lavoratori appartenenti a queste categorie debbano essere trattati in modo paritario e non discriminante, quindi hanno accesso agli stessi tipi di contratti e condizioni di lavoro.

Posso chiedere il part-time se sono categoria protetta?

Assolutamente sì! Se fai parte di una categoria protetta, hai il diritto di richiedere un contratto di lavoro a tempo parziale, se questa soluzione si adatta meglio alle tue esigenze. Il datore di lavoro dovrebbe valutare attentamente la tua richiesta e cercare di trovare un accordo soddisfacente per entrambe le parti.

Come deve essere un curriculum per categorie protette?

Un curriculum per categorie protette deve essere simile a quello di qualsiasi altro candidato, ma con l’aggiunta di evidenziare la tua appartenenza a una categoria protetta. È importante sottolineare le tue competenze, esperienze e qualifiche pertinenti per il lavoro che desideri svolgere. Mantieni il curriculum chiaro, conciso e focalizzato sulle tue abilità.

Se sono categoria protetta, ci sono delle trattenute in busta paga?

No, il fatto di essere una categoria protetta non comporta automaticamente trattenute specifiche in busta paga. Le trattenute dipendono principalmente dal tipo di contratto di lavoro, dai contributi previdenziali e dalle detrazioni fiscali applicabili a ciascun individuo. Come qualsiasi altro lavoratore, le tue trattenute possono variare in base alla tua situazione personale e al tipo di lavoro che svolgi.

Posso essere licenziato se sono categoria protetta?

Essere una categoria protetta non ti rende immune al licenziamento. Tuttavia, il licenziamento di un lavoratore appartenente a una categoria protetta deve essere giustificato da motivi validi e oggettivi, non collegati alla sua appartenenza a questa categoria. In caso di licenziamento ingiustificato, potresti avere dei diritti di tutela legale.

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