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Home / Pensioni » Previdenza e Invalidità / Pensione minima 2024 netta: quanto aumenta davvero

Pensione minima 2024 netta: quanto aumenta davvero

Pensione minima netta nel 2024: a quanto ammonta l'importo rivalutato del 5,4%, compreso il Bonus perequativo del 2,7%? Scopriamolo in questo articolo.

di Carmine Roca

Gennaio 2024

In questo approfondimento vi parleremo di pensione minima netta nel 2024 (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Pensione minima netta nel 2024: qual è l’importo?

L’integrazione al trattamento minimo è stata introdotta nel 1983 come forma di tutela per i pensionati con assegni di importo basso, inferiore alla soglia aggiornata, anno per anno, tramite rivalutazione.

Per il 2024, considerata la rivalutazione al 5,4%, l’importo della pensione minima è salito a 598,61 euro al mese, pari a 7.781,93 euro annui.

Su questo importo si applica la maggiorazione perequativa del 2,7%, introdotta dal governo Meloni con la Legge di bilancio 2023. Dunque, l’importo totale della pensione minima per il 2024 è di 614,77 euro al mese, per 13 mensilità.

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Pensione minima netta nel 2024: quali sono i limiti di reddito?

Chi percepisce una pensione inferiore alla soglia minima prevista dalla legge (598,61 euro al mese, al netto della maggiorazione) ha diritto all’integrazione, per garantirsi una vita dignitosa.

Attenzione, però: per avere diritto all’integrazione al minimo, il pensionato deve possedere un reddito personale pari o inferiore a 7.781,93 euro annui.

Con un reddito superiore a 7.781,93 euro, ma inferiore a 15.563,86 euro annui, avrà diritto all’integrazione al minimo in misura parziale.

Prendiamo come esempio un pensionato con un reddito di 5.000 euro annui e una pensione di 200 euro al mese. In questo caso avrà diritto all’integrazione in misura piena, poiché il suo reddito è inferiore alla soglia prevista dalla legge.

Invece, se avesse un reddito di 8.500 euro e una pensione di 250 euro al mese, avrebbe diritto soltanto a un’integrazione al minimo parziale, calcolata sottraendo il reddito personale alla quota massima prevista dalla legge (15.563,86 euro).

Se il pensionato è coniugato, il reddito considerato è quello complessivo (del pensionato e del proprio coniuge). Inoltre, occorre considerare l’anno di decorrenza della pensione.

Se è precedente al 1994, i redditi coniugali non vengono considerati e ci si basa soltanto sui redditi individuali. Se la pensione, invece, decorre dal 1994 in poi, devono essere soddisfatte queste due condizioni:

Infine, per i soli pensionati andati in pensione nel 1994, il limite di reddito coniugale è pari a 5 volte il trattamento minimo.

Quali redditi si considerano per il calcolo del reddito per la pensione minima?

Ai fini del calcolo dei redditi individuali o coniugali non vengono considerati:

Il pensionato al minimo paga l’IRPEF?

Ma chi percepisce la pensione minima, riceve un importo netto o un importo lordo della prestazione?

Ricordiamo che, con un reddito inferiore a 8.500 euro annui si rientra nella cosiddetta no tax area e non si è obbligati a versare l’IRPEF.

Considerato che, per avere diritto alla pensione minima in misura piena è necessario possedere un reddito non superiore a 7.781,93 euro, i pensionati al minimo rientrano nella no tax area e non sono soggetti al versamento dell’IRPEF.

Con un reddito superiore a 8.500 euro, il pensionato è “costretto” al pagamento dell’imposta. Considerando che il limite di reddito annuo da rispettare, per avere diritto all’integrazione al minimo in misura ridotta è pari a 15.563,86 euro, il pensionato entrerà nello scaglione IRPEF del 23%, dal 2024 “allungato” fino a 28.000 euro di redditi.

Pensione minima netta nel 2024
Pensione minima netta nel 2024: in foto alcune banconote di euro messe a ventaglio.

Faq sulla pensione minima

Chi percepisce la pensione minima può detrarre le spese mediche?

Chi è titolare del trattamento minimo INPS in misura piena non avrà diritto alla detrazione, poiché il reddito annuo rientra nella fascia “no tax area”, ovvero la soglia di reddito entro la quale non si è tenuti a pagare l’IRPEF.

Per il 2024, la no tax area è fissata a 8.500 euro: vi rientrano sicuramente i pensionati al minimo, considerato che il limite di reddito annuo da rispettare per avere diritto all’integrazione in misura piena è di 7.781 euro.

Dunque, siccome non c’è IRPEF da pagare, non ci saranno neppure detrazioni da applicare, comprese quelle per spese mediche.

C’è ancora possibilità di portare le pensioni minime a 1.000 euro al mese?

Ad oggi, non ci sono grosse possibilità di vedere un aumento di quasi 400 euro al mese sulle pensioni minime. Manco a dirlo, a frenare la riforma dei trattamenti riservati a coloro che percepiscono assegni di importo inferiore alla soglia minima rivalutata anno per anno, è l’imponente spesa da affrontareQuanto costa portare la pensione minima a 1000 euro? Almeno 30 miliardi di euro. Una cifra che, al momento, le casse dello Stato non possono fronteggiare.

L’integrazione al minimo spetta ai contributivi puri?

No, l’integrazione al minimo non spetta ai contributivi puri, ovvero ai pensionati con contributi versati a partire dal 1° gennaio 1996. Chi ha aderito ad Opzione Donna, nonostante il calcolo dell’assegno col sistema contributivo, ha diritto a richiedere l’integrazione al minimo.

Quali documenti sono necessari per ottenere l’integrazione al minimo per la pensione?

Per ottenere l’integrazione al minimo, che spetta a chi soddisfa determinati requisiti reddituali, è necessario presentare il Modello RED aggiornato all’anno in corso. Il Modello RED è una dichiarazione dei redditi che i pensionati devono obbligatoriamente presentare per l’ottenimento di particolari prestazioni collegate alla propria situazione reddituale o a quella del proprio nucleo familiare.

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