Militari e Legge 104: è possibile beneficiare delle agevolazioni lavorative? Ci sono delle regole particolari da seguire o dei limiti di applicabilità? (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104, categorie protette, diritto del lavoro, sussidi, offerte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Militari e Legge 104: come funziona
Come funziona in caso di militari e Legge 104? La Legge 183/2010 ha modificato la Legge 104/92, estendendo i benefici dell’assistenza ai familiari disabili anche al personale militare, della Polizia e dei Vigili del Fuoco.
La sentenza 04047/2012 del Consiglio di Stato e l’articolo 24 della Legge 183/2010 hanno eliminato i requisiti di continuità ed esclusività per ottenere tali benefici.
Tuttavia, l’articolo 19 della stessa legge riconosce la specificità dei militari, della Polizia e dei Vigili del Fuoco, stabilendo principi e indirizzi per il loro rapporto di impiego, anche se sono necessari ulteriori provvedimenti legislativi per attuarli.
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Nonostante le considerazioni generali, sembra che la Legge 183/2010, in particolare l’articolo 24, possa essere applicata a tutto il personale dipendente, inclusi i militari, la Polizia e i Vigili del Fuoco.
Fino a quando non interverranno disposizioni specifiche e derogatorie previste dall’articolo 19, la disciplina comune sull’assistenza ai familiari disabili sarà applicabile a questo personale.
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Militari e Legge 104: come funziona per i permessi retribuiti
Per quanto riguarda i permessi Legge 104, una volta che il familiare disabile abbia ottenuto l’accertamento della disabilità grave, il dipendente militare potrà chiedere alla propria amministrazione la fruizione dei permessi di cui al comma 3 dell’art. 33 della Legge 104 del 1992.
I permessi 104 sono concessi a:
- le persone con disabilità grave;
- i familiari della persona con disabilità grave (coniuge, parte dell’unione civile, convivente di fatto, genitori biologici o adottivi);
- i parenti o gli affini entro il secondo grado;
- in casi eccezionali viene estesa ai parenti al terzo grado se i genitori o il coniuge della persona con disabilità grave abbiano compiuto i 65 anni di età o siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.
Il lavoratore con disabilità grave o il familiare che lo assiste, possono beneficiare, alternativamente, di:
- 2 ore di permesso giornaliero;
- 3 giorni di permesso mensile (frazionabili anche in ore).
I genitori biologici, adottivi o affidatari di un figlio con disabilità grave possono ottenere dei permessi anche in relazione all’età del figlio. Se ha meno di 3 anni possono beneficiare alternativamente:
- di 2 ore di permesso giornaliero (se l’orario di lavoro è di 6 ore, se è meno è prevista un’ora di permesso retribuito);
- di 3 giorni di permesso mensile (frazionabili anche in ore);
- prolungamento del congedo parentale (con il prolungamento del congedo parentale si ha diritto a una indennità che è pari al 30% della retribuzione per l’intero periodo di congedo).
Se invece il figlio in condizioni di disabilità grave ha tra i 3 e i 12 anni:
- 3 giorni di permesso mensile (frazionabili anche in ore);
- prolungamento del congedo parentale.
E invece, il coniuge (o parte dell’unione civile o convivente di fatto), i parenti o gli affini di persone con disabilità grave e i genitori biologici, adottivi o affidatari di ragazzi con disabilità maggiori di 12 anni, possono usufruire;
- 3 giorni di permesso mensile, frazionabili anche in ore.
Militari e Legge 104: come funziona per il trasferimento di sede
Anche se varie sentenze della Cassazione hanno stabilito che la Legge 104 per i militari o in generale tutte le forze armate sia un diritto legittimo, spesso le amministrazioni militari respingono le richieste di trasferimento, giustificando il rifiuto sulla base di generiche esigenze di servizio.
Varie sentenze dei TAR, sono però intervenute per frenare questa pratica diffusa, stabilendo che sia il Ministero della Difesa che quello dell’Interno devono rispettare le stesse regole gravanti sul datore di lavoro privato.
Per questo motivo, non si può negare il trasferimento richiesto dal personale militare qualora sussistano le condizioni stabilite dall’articolo 33 della Legge 104.
Quel “qualora sussistano le condizioni”, però, conferma che ci possono essere dei casi particolari in cui il trasferimento può essere negato ai militari: vediamo quali sono.
Quando il trasferimento di sede può essere negato ai militari
Ci sono dei casi in cui il trasferimento di sede non può essere concesso. Il comma 5 dell’articolo 33 della Legge 104, riconosce al lavoratore dipendente il diritto a essere trasferito nella sede più vicina al familiare da assistere.
Le condizioni necessarie per beneficiare del diritto al trasferimento sono indicate dal comma 3 dello stesso articolo, nel quale si legge che la persona da assistere deve essere uno tra:
- coniuge;
- figlio;
- parente o affine di secondo grado qualora i genitori della persona handicappata abbiano compiuto i 65 anni di età, oppure siano invalidi o deceduti.
In quest’ultimo caso, il diritto non può essere riconosciuto a più di un lavoratore dipendente. Quindi, non ci si può appellare alla Legge 104 per ottenere il trasferimento per la necessità di assistere un parente disabile grave qualora un altro familiare ne abbia fatto già richiesta.
In linea generale, però, questo vale per tutti i dipendenti pubblici e non solo per i militari. La richiesta di trasferimento da parte di un dipendente militare, viene valutata prendendo in considerazione anche altre circostanze specifiche: vediamo quali sono.
Come viene valutata la richiesta del trasferimento da parte dei militari
In merito al trasferimento con Legge 104 del personale militare, dobbiamo soffermarci anche su alcune ordinanze del Consiglio di Stato.
Per quanto riguarda il pubblico impiego in generale, e quindi anche i militari, la giurisprudenza ritiene che spetta all’Amministrazione valutare la richiesta di trasferimento “alla luce delle esigenze organizzative e di efficienza complessiva del servizio secondo una obiettiva, completa e ragionevole valutazione delle esigenze presso la sede di appartenenza e in quella di destinazione” (Consiglio di Stato, SEz. IV, 14 maggio 2015, n. 2426).
Anche “la scelta della sede di lavoro deve trovare accoglimento solo se risulta compatibile con le specifiche esigenze funzionali dell’Amministrazione di appartenenza” (Consiglio di Stato, Sez. IV, 11 febbraio 2011, n. 923) e “deve sussistere la disponibilità del posto in ruolo nella dotazione di organico della sede di destinazione affinché la Pubblica Amministrazione possa provvedere al proficuo utilizzo del dipendente che chiede il trasferimento” (Consiglio di Stato, Sez. II, 1° agosto 2014 n. 4085).
Ricapitolando: i militari hanno sempre e comunque il diritto di chiedere il trasferimento per assistere il familiare disabile grave. Tuttavia, la richiesta sarà soggetta al generale principio del “bilanciamento degli interessi”, “soprattutto quando il trasferimento del dipendente potrebbe essere in contrasto con le esigenze organizzative dell’Amministrazione” come stabilito dal Tar Lazio, Roma, Sez., 7 giugno 2007, n. 5257.
Inoltre, se il dipendente militare è stato formato per svolgere un determinato incarico, la richiesta di trasferimento può essere accolta solo se nella sede richiesta può essere impiegabile in ragione della formazione ricevuta e dell’esperienza posseduta (Consiglio di Stato, Sez., IV, 31 marzo 2015, n. 1678).
Tuttavia, anche in caso di queste circostanze impeditive, in ogni caso il rifiuto del trasferimento deve essere sempre motivato e supportato da interessi talmente predominanti da prevalere alle esigenze del disabile (ad esempio motivo di pericolo per la sicurezza pubblica).
FAQ sui permessi Legge 104
Chi può prendere la 104 per due persone?
Diversi familiari possono usufruire, a turno, dei permessi per assistere lo stesso familiare disabile, come previsto dall’articolo 3 comma 3 della Legge 104, con un limite massimo di tre giorni mensili complessivi. Prima di questa modifica, l’alternanza era permessa solo ai genitori che assistevano un figlio disabile, ma ora questa possibilità viene estesa a tutti coloro che hanno il diritto di fruire dei permessi previsti dalla Legge 104.
Se uso il permesso ma non assisto la persona disabile, cosa mi può succedere?
Se utilizzi i permessi previsti dalla Legge 104, ma non assisti la persona disabile come dovresti, potresti incorrere in sanzioni o provvedimenti disciplinari da parte del datore di lavoro o dell’ente che gestisce i permessi. È fondamentale utilizzare i giorni di permesso solo quando necessario per l’assistenza alla persona disabile, altrimenti potresti avere conseguenze negative sul posto di lavoro.
Quante persone si possono assistere con Legge 104?
Più persone aventi diritto possono alternarsi nell’utilizzo dei permessi previsti dalla Legge 104 per fornire assistenza alla stessa persona con grave disabilità. Inoltre, i congedi straordinari saranno concessi anche ai conviventi di fatto.
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